LauraB ha scritto:Anni e anni fa, nel travestirmi trovano eccitazione sessuale. Del tutto naturale. Poi un giorno mi sono accorta che mi piaceva travestirmi e basta, solo ammirarmi dello specchio. Ho avuto paura: se l'eccitazione sessuale non c'era più, cosa stava succedendo? Ho forzato questa eccitazione perché almeno avevo dopo dei sensi di colpa, e mi autoconvincevo che si limitava tutto ai sensi di colpa. Il punto era che non avevo smesso tanto fisicamente, quanto ero cambiat* nella testa. E di questo avevo paura. Ero gay? Stavo diventando femminile? So solo che piano piano sono passata da una fase fisica a una mentale, poco alla volta ho trovato il piacere vero di vestirmi e sentirmi tutt'una. Ho scoperto me stessa oltre gli abiti. Mi sono "fatta crescere", mi sono "portata fuori" per vivere tra la gente, e stavo bene. Stavo meglio come donna che come uomo. Poi forse sono cresciuta un po troppo in fretta, da un uscire tra la gente ho provato a inserirmi nel lavoro e nella famiglia ma qui ho toppato, la cosa si stava facendo troppo seria ed ebbi paura , rinuncia, presi Laura e la eliminai. Del tutto.
Quando mi feci il mio primo buco per l'orecchino, le critiche, le facce storte, i commentini più o meno sarcastici furono per me così pesanti che dopo una settimana rinunciai. Schiacciata . Dopo un anno rifeci il buco, e poi, feci anche il secondo. Avevo vinto le mie paure. E la gente si era abituata o perlomeno rassegnata. Ecco, io oggi ho ripreso laura e le faccio fare lo stesso percorso. Senza essere schiacciata. La paura di farsi accettare se ne sta andando, la paura di accettarmi ha lasciato il posto a una serena consapevolezza di cosa sento, mi sento. Che non è la fine della mia esplorazione, ma solo un altro passaggio ad un altro livello...
Il piercing all'ombelico lo misi a fine anni 80 perchè mi piaceva e già allora lo ritenevo una cosa molto femminile, applicazione fatta a londra in un buco fetido perchè in italia, all'epoca, probabilmente neppure sapevano cosa fosse un piercing. era invece normale nei club alternativi, normale come vedere gente con i pantaloni di pelle con le chiappe scoperte, normale come le risse e le vomitate.
il percorso è stato quello, mai avuto paura, ma forse ho sbagliato i tempi e i modi per uscire en femme e quindi, come ho già scritto altre mille volte, rientrai alla base con un senso di frustrazione e nausea.
non era il mio mondo evidentemente, non sapevo però immaginarne altri al momento e qualcosa non tornava, perchè per me la questione era puramente mentale.
nel corso degli anni ci sono state le molteplici e ovvie fasi di rigetto con smaltimento del guardaroba, nuovi inizi ed ennesime ricadute, mentre il tempo passava.
in quel lasso, durato oltre 20 anni, ho elucubrato sulla questione e nel mentre ho mitigato la mania per le macchine performanti e gli aerei (anche per ragioni economiche), ma non ho mai messo in dubbio per un solo minuto la volontà di stare al femminile, tantochè ho fatto in modo di crearmi uno stile di vita idoneo, con tempo e spazio da gestire a mio piacimento.
ogni tanto mi chiedo sempre cosa cazzo stia facendo, ma credo sia normale e questo accade prevalentemente quando forzo qualche scelta.
stare en femme, è verissimo che è una questione mentale e proprio per questo non mi piaccio più come donna. non è un fatto di pancia o di capelli, ma di pura estetica, un male pernicioso che colpisce anche le donne bio, molte, moltissime donne bio.
avendo però la possibilità di scegliere, preferisco presentarmi en homme, visto che tuttosommato sono ancora decente e riesco anche a trovarmi a tratti simpatico.
viceversa se uscissi en femme mi sentirei una caricatura, quacosa del tipo vorrei-e-posso-ma-non-sono.
putroppo, tornando al principio della storia, quando ho avuto le mie carte da giocare, ho beccato le mani sbagliate.
potrebbe essere stata anche una fortuna, questo non lo saprò mai.
l'esplorazione prosegue a livello introspettivo, in cui l'abbigliamento è un solo un vezzo per giocare.