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LauraB
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Re: Esperienze

Messaggio da LauraB »

Frida ha scritto:reud lo ha affermato più di cento anni fa scrivendo “quando un uomo e una donna fanno l’amore si è sempre in quattro”, comunque o maschio o femmina, rispettando gli stereotipi, o attivo o passivo. Conosci altri modi?
nessuno discute le basi di partenza maschil, femminile o intersex.
temo di non essere stata compresa, ho scritto tuttaltro..
Frida ha scritto:È ovvio che non è un problema cosmetico ma comportamentale.
In parte si, anche se la parte comportamentale non richiede blocchi nello sviluppo, quella estetica si, e anche urgente.
Frida ha scritto:Il ricorso al principio della tolleranza e rispetto "all'aspetto" porta al fallimento. Attraverso l’operazione di educazione, di civiltà e di pedagogia, non si arriva alla sostanza della questione. Bisogna cominciare educando alla propria diversità, non a quella altrui.
Non esiste secondo me una propria diversità, siamo noi. sappiamo che siamo noi. Sono gli altri a vedere "l'errore". Una valeria che esce enfemme a Torino si accetta, due ominidi no..
Frida ha scritto:Attenzione ..e come si valuta la disforia?
E' tutto il trehd che ne stiamo parlando..attraverso specialisti..
Frida ha scritto:il desiderio si dirige inevitabilmente e indifferentemente verso un altro corpo per questo transessualismo, transgenderismo, travestitismo e inversione sessuale sono dinamiche psichiche dell’invidia del corpo dell’altro. Testimoniano il bisogno di sentirsi fuori dal proprio corpo, nel corpo dell’altro/altra.
Qui fatico a cogliere l ironia alla Angela... transgenderismo e travestitismo non sono la stessa cosa. un tx puo essere cd, un cd difficilmente è un tx. L invidia proprio nel settore transgende non l ho mai colta in nessuno/a tg. Non è l invidia a farci transizionare, ma il sentirsi meglio nel corpo che si vorrebbe raggiungere. Non è il corpo dell altro che si desidera, ma il proprio.
L invidia, semmai la colgo nelle parole di molte tra noi cd, neldesiderio magari degli abiti. Molte poi nella realtà affermano di trovarsi bene nel proprio corpo e di non volerlo cambiare.
Un altro clichè oltre all invidia è quello dell abbigliarsi. Semplificando, uan donna mtf rifugge da sensazioni "di piacere" nell indosare abiti da donna. Animasalva lo ha detto benissimo in un altro topic. Il fatto concreto ( minimo, anche stupido se vogliamo) è che nel guardarobadi una tx ci sono piu pantaloni che gonne.
Laura Bianchi

Frida

Re: Esperienze

Messaggio da Frida »

LauraB ha scritto: Non è il corpo dell altro che si desidera, ma il proprio.
Qui sono io che non ti seguo anche perchè non sono stata per niente ironica. Intendi che il desiderio si dirige inevitabilmente e indifferentemente verso se stessi.e?

L’epilogo nella nostra contemporaneità è appunto la mitizzazione dell'identità di genere. Lo sviluppo conflittuale del nostro essere stati adolescenti rischia di svanire al sole della nostra post-modernità. Le ragioni per bloccare lo sviluppo per motivi estetici non sono sufficienti a manipolare la sessualità degli adolescenti.

La disforia di genere in età evolutiva non è diagnosticabile con certezza; secondo il parere degli specialisti dunque la somministrazione di bloccanti è un non senso. La disattivazione dei genitali durante lo sviluppo dei minori produce l'effetto di una gabbia comportamentale. Tutti gli adolescenti hanno il diritto di costruirsi un loro essere al mondo che includa la loro soggettività sessuata.

Minimizzare il fenomeno, ignorarando i numeri non gli sarà di grande aiuto.

Celeste

Re: Esperienze

Messaggio da Celeste »

LauraB ha scritto:
Frida ha scritto:Attenzione ..e come si valuta la disforia?
E' tutto il trehd che ne stiamo parlando..attraverso specialisti..
Comunque la componente auto-diagnostica è molto forte, come evidenziato nello stesso sito Onig.

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Vittoria
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Re: Esperienze

Messaggio da Vittoria »

Frida ha scritto: In breve c'è bisogno di avere il controllo sulla crescita demografica per mantenere in equilibrio l'economia del sistema. Il secondo tema è come ottenere tutto questo col minimo sforzo? Qui incrociando i dati si ottiene che i migranti, spinti dai conflitti, pagano per venire in Europa mentre i giovani, spinti dalla cultura gender fluid, pagano per farsi disattivare l'apparato riproduttivo. Con l'impoverimento delle risorse del pianeta il controllo demografico ha bisogno di soluzioni pratiche per scongiurare conflitti. La cura della disforia di genere può essere usata come un pretesto per raccogliere dati e per indurre gli individui verso comportamenti non binari per interessi condivisi. Se si sfilano via i fatti dalla realtà resta un racconto che vede tutti d'accordo a considerare il "neoschiavismo" e gli "esperimenti" sul comportamento sessuale dei bambini come una necessità dei popoli più industrializzati.
Se ho capito bene si sta abbassando la natalità grazie alla cultura genderfluid? Rimane il fatto che per cominciare la terapia ormonale bisogna avere la disforia di genere, Maddalena Mosconi ha detto solo che il numero di genderfluid si sta alzando, non ha detto che sono tutti medicalizzati. Oltretutto, almeno in Italia, sarebbe un autogol gigantesco, PRIMA si fanno passare provvedimenti tipo ius soli o ius cluturae e solo POI procedi alla castrazione chimica. : Lol : (sto studiando per essere assunta dalla lobby gay).
Frida ha scritto: Tra i bambini che mostrano di preferire le bambole, i trucchi, le gonne, le coroncine etc. non ci sono solo i disforici di genere, ci sono anche omosessuali, transessuali, . e ... n comportamenti atipici come feticisti, travestiti..etc. Bisognerebbe distinguere tra "varianza" e disforia di genere prima di lanciarsi in affrettate diagnosi blocca pubertà.
Ecco, secondo me, il punto fondamentale è questo: la sfiducia verso i "professoroni" (citando un famoso testimonial della Ferrero).
Se partiamo dal presupposto che si facciano errori così madornali allora è meglio che le relazioni di diagnosi di disforia le firmi il mio cane con il timbro della zampina.
Ma tengo anche a dire che questo scetticismo è ormai piuttosto diffuso, anche in molti altri campi in cui le scienze si avvicinano di più all'esattezza, come l'economia.

I numeri crescono perché c'è più informazione e (relativamente) meno discriminazione ma sono destinati a fermarsi. Fare un percorso di transizione rimane una cosa molto poco divertente, dare dei bloccanti durante la pubertà è pesante per tutti (genitori e figli), se qualche genitore o medico non fa quello che deve e cerca di indirizzare il ragazzo/a verso questa strada è una cosa gravissima ma non è così che funziona di solito.

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Re: Esperienze

Messaggio da LauraB »

Frida ha scritto:Qui sono io che non ti seguo anche perchè non sono stata per niente ironica.
In realtà ho fatto ironia io, prendendo spunto da un intervento di Angela. E' che a volte mi sembra di ripetermi sullo stesso punto..

Il corpo che si vuole ( non direi desidera), è il nostro, il mio. E' la mia trasformazione che voglio, quella che mi aiuta a inserirmi meglio nella metà del cielo a cui sento di appartenere. certo, potrei limitarmi a capelli lunghi e laser viso, ma poter riempire le coppe del bikini (esperienza fatta questa estate) contribuisce

Sul resto credo che le nostre posizioni siano chiare.
Io vedo un bicchiere mezzo pieno..
Laura Bianchi

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Re: Esperienze

Messaggio da LauraB »

Celeste ha scritto:Comunque la componente auto-diagnostica è molto forte, come evidenziato nello stesso sito Onig.
L articolo è fatto bene, si tratta a grandi linee del percorso generale.
Potrei dire che a me per avere l accesso agli ormoni è servito un anno e non sei mesi, ma puo dipendere anche dalla frequenza delle sedute..
Comunque dire un articolo onesto. In fondo lo spiega..

riguardo all'auto diagnostica, ritengo che il passaggio sia questo:

La terapia ormonale, o meglio i suoi effetti, sia fisici che psicologici, hanno anche una forte valenza "auto-diagnostica", in quanto tali effetti possono avere sul soggetto una spinta confermativa, o, al contrario, indurlo a riconsiderare tutto il percorso.

Questa è un'esperienza che non si puo esprimere su un foglio. A questo punto l utente sa che se nelle sedute ha in po "esagerato" nel dipingere la sua disforia ( inconsciamente ci puo stare) ora non puo piu bleffare. Alcuni caratteri fisici iniziano a modificarsi, e qui capisci se sei ok oppure non fa per te. Il corpo ti dice quello che sarà, per sempre, e tu capisci se in quel nuovo( diverso) corpo stai a tuo agio.

Entro un periodo di circa sei mesi il percorso permette di tornare indietro ( ma a sei mesi ci arrivi se sei gia convinta, sennò gia a tre mesi massimo hai abbandonato)

Anche questa fase e' fortemente auto-diagnostica, in quanto attraverso di essa si deve dimostrare a se stessi e agli altri che si e' in grado di vivere nel mondo reale nel genere scelto, sperimentandone onori e oneri, e non solo i "privilegi" stereotipati

Un altro aspetto, non secondario. Per chi in qualche modo (come me) ha nel frattempo attraversato il mondo cd, l esperienza è gia ottimale, si sono sperimentate in pubblico situazioni buone e meno buone. Resta, in piu, il coming out ( e successivamente il presentarsi in abiti adeguati) con parenti e conoscenti.
Qui è chiaro che sei tu che devi diagnosticarti. Tu capisci se ti trovi bene o male.

Segnalo tuttavia che l articolo si riferisce a persone adulte e non minorenni, e pertanto non è lo stesso percorso.
Laura Bianchi

Celeste

Re: Esperienze

Messaggio da Celeste »

LauraB ha scritto:Segnalo tuttavia che l articolo si riferisce a persone adulte e non minorenni, e pertanto non è lo stesso percorso.
Si lo immagino. Ciò che però mi sembra molto particolare nella disforia è che ognun* può avere un'idea di cosa significhi sentirsi donna. Il disagio poi è comprensibile, ma potrebbe essere una conseguenza dell'aver stabilito che quello che si sente è femminile, creando un senso di estraneità al proprio corpo perché incongruente. Il fatto di attribuire ad un'interiorità femminile ciò che si prova è un qualcosa che mi sembra indiscutibile, perché nessuno può dire all'altr* che quello che sta provando non è femminile... in quanto non esistono degli indicatori obiettivi di femminilità o mascolinità interiore, è un'auto-valutazione.
Solo che nella persona giovane mancano proprio le esperienze di vita con cui confrontarsi (esperienze sessuali, sentimentali, lavorative, autonomia dai genitori, maggiore libertà di frequentare persone con cui trovarsi bene) e che potrebbero influire sul proprio pensiero, sul proprio sentirsi in diritto di essere degli uomini non rientranti negli stereotipi e di conseguenza sul disagio. Ad esempio se in una scuola un bambino si sente molto più sensibile degli altri può soffrire e non poter farci granchè, ma crescendo può invece scegliere di frequentare altre persone sensibili e magari scoprire che viene accettato come uomo così com'è. In ambito sessuale e sentimentale può capitare di scoprire che le proprie caratteristiche sono ben accette da alcune donne che magari cercano proprio un uomo sensibile, ma un ragazzo giovane magari può aver avuto solo qualche esperienza negativa (o anche nessuna) ed essere scoraggiato sul poter avere una vita felice come partner maschile.

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LauraB
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Re: Esperienze

Messaggio da LauraB »

Celeste ha scritto:Si lo immagino.
appunto..
Celeste ha scritto:Ciò che però mi sembra molto particolare nella disforia è che ognun* può avere un'idea di cosa significhi sentirsi donna.
tralasciando il "sembra" la realta è che nessuno puo avere un idea di cosa significhi sentirsi donna ( o uomo..) se non ha una disforia.

tralasciando anche il fatto che nel mondo ci sono tre miliardi e cinquecento milioni di donne per cui ognuna potrebbe avere un modo suo di sentirsi donna.

Possiamo girare il tutto e valutare cosa significhi sentirsi uomo. Credo che arriverebbero parecchie risposte diverse..
Celeste ha scritto:Il disagio poi è comprensibile, .
Il disagio è comprensibile solo per chi ce l ha.. gli altri possono immaginarlo, tentare di comprenderlo, ma non comprenderlo. Sarebbe come spiegare il grado di dolore di una terribile colica renale. O l hai provata e sai il "disagio" o puoi tentare di comprenderlo.
Celeste ha scritto:potrebbe essere una conseguenza dell'aver stabilito che quello che si sente è femminile, creando un senso di estraneità al proprio corpo perché incongruente.
in effetti stiamo parlando proprio di questo.. Intervenendo sul corpo si annulla il disagio. ma questo lo diamo per scontato...
Celeste ha scritto:se in una scuola un bambino si sente molto più sensibile
essere sensibili non è avere una disforia...

Il resto del discorso ritorna alle origini: si tratta di capire se questa persona avrebbe giovamento o meno a transizionare in futuro. I bloccanti aiutano a prendere piu tempo per capirlo prima che si sviluppino segni del proprio sesso di nascita. E questo tempo serve al minore, ai genitori, agli specialisti. Mi sembra un percorso corretto, qualunque sia poi la decisione finale. O no?
Laura Bianchi

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Re: Esperienze

Messaggio da LauraB »

Celeste ha scritto:Ad esempio se in una scuola un bambino si sente molto più sensibile degli altri può soffrire e non poter farci granchè,
rileggendo ho ritenuto questo passaggio importante.

La nostra scuola ha grossi ritardi su educazione civica e sessuale e di genere.
Purtroppo questi ritardi fanno si che nella scuola possano girare situazioni di patriarcato, di stereotipi a danno dei piu deboli.
Ci sono personaggi della cultura che girano nelle scuole spiegando che anche le ragazze possono fare le astronaute, o le ingegniere.
Un bambino sensibile rischia di essere bullizzato, a meno che non riesca a nascondere questo suo lato.

Siamo ancora lontani da quelle classi dove si insegna ad abbracciarsi

https://www.greenme.it/vivere/speciale- ... a-empatia/" onclick="window.open(this.href);return false;

In particolare il discorso sui generi arcobaleno è ancora tutto da fare, con quel che ne consegue attualmente in fatto di conoscenza e accettazione.
Credo che fino a che i ragazzi ( ma anche i genitori, loro di piu) non avranno le basi per conoscere e ragionare, la confusione resterà alta.

Ricordo che l ignoranza genera la paura e la paura genera violenza..
Laura Bianchi

Celeste

Re: Esperienze

Messaggio da Celeste »

LauraB ha scritto:tralasciando il "sembra" la realta è che nessuno puo avere un idea di cosa significhi sentirsi donna ( o uomo..) se non ha una disforia.
Perché mai solo chi prova dolore dovrebbe sapere cosa significhi sentirsi uomo o donna? Forse chi prova dolore vuole smettere di provarlo, ma questo non è garanzia di maggiore conoscenza. Comunque siamo all'autocertificazione del proprio sapere e quindi anch'io potrei benissimo dire che so cosa significhi sentirsi sia uomo che donna... e nessuno potrebbe contestarlo. Anche se non riuscissi a descrivere la mia consapevolezza a parole, potrei sempre dire che questa conoscenza me la sento...

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