Definire una persona in base a quello che fa e non a quello che è, aiuta a rendere moralmente discutibile quella persona. Per questo come dici tu succede che per alcune persone la vergogna ha il sopravvento. (La cultura dominante eteronormativa ha il privilegio di definire le regole del comportamento sessuale)AliceBianconiglio ha scritto:Infatti non dovrebbe farlo, ed è pur vero che normalmente chi è gay tende (molto comprensibilmente, secondo me) a non vedere di buon occhio chi si definisce "etero" e poi va in cerca di sesso con persone dello stesso sesso.Frida ha scritto: Dunque perchè un eterosessuale dovrebbe giustificarsi per aver compiuto un atto omosessuale obbligandosi in autocoscienza a cambiare il proprio orientamento?
Ma per esperienza diretta posso dirti che per molti uomini definirsi "eterosessuali" è un modo rassicurante per non doversi definire "omosessuali" o "bisessuali" per il semplice fatto che privatamente e socialmente se ne vergognano.
Le persone che vanno in cerca di sesso con persone dello stesso sesso comprendono gli omosessuali, i bisex e gli eterosessuali. Ognuno per ragioni che sono diverse. Affermare che gli eterosessuali che hanno incontri con altri etereosessuali si vergognano di ammettere la loro bi-omosessualità non può negare l'esistenza di persone che pur avendo incontri con persone dello stesso sesso continuano a dichiarararsi etero. Come sostiene la studiosa americana esistono persone che si dichiarano eterosessuali e senza vergognarsi ammettono che praticano atti sessuali omo ma non hanno nulla a che fare con i gay.
Adesso ciò che per me è irrilevante è defnire l'orientamento sessuale partendo dalla pratica sessuale. Ancor meno rilevante è definire una persona per il suo comportamento sessuale. Come si tocca questo argomento però sia gli eterosessuali sia gli omosessuali insorgono per ribadire che chi ha rapporti con persone dello stesso sesso non si può autodefinire etero. Qui per me la questione diventa rilevante per due ragioni. La prima riguarda il destino di chi è in transizione. La seconda, riguarda la reazione di autodifesa che scatta nel momento in cui l'esistenza d'individui entra in palese contrasto con l'essenza di un pensiero normativo. Tutto qui. La questione che a me interessa non è etichettare le persone. M'interessa capire perchè appena si sfumano i contorni topografici di una minoranza di persone inizia la crisi che si risolve sempre con il richiamo del pensiero dominante alle regole del comportamento sessuale.
Gli etero esortano chi va a trans/trav di ammettere la loro bisessualità o omosessualità. Questa esortazione nasconde anche una invocazione ad ammettere pubblicamente una colpa. Qui non entro nel merito delle ragioni ma mi limito ad osservare che c'è chi si arròga il diritto di dire agli altri come dovrebbe autodecifrare i propri desideri sessuali. Nel dibattito sociale non mancano certe derive autoritarie ed è quindi normale trovarle anche in un forum. Non ho alcuna velleità di evangelizzare nessuno né di trovare sostenitori ad alcuna teoria.
Il saggio della sociologa americana va certamente contestualizzato ma per quanto irritante e irrilevante possa essere si fonda su alcuni aspetti concreti della vita sessuale di alcuni uomini bianchi americani. Pur non condividendo che si possa affermare così banalmente che alla fluidità di genere possa seguire la fluidità sessuale posso comunque condividire l'idea che tra i bisogni sessuali maschili ci sia anche quello di trasgressione che non ha alcuna influenza sull'orientamento. Anzi come spesso riscontrabile in molti utenti del forum il bisogno di trasgressione sembra rientrare nei tratti distintivi delle persone etorosessuali.