Come una donna
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Re: Come una donna
Davvero divertente e ben scritto!
Ho giusto comprato da poco l'attrezzo in questione....
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L'unico modo di resistere alle tentazioni, è cedervi (Oscar Wilde)
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Re: Come una donna
Per empatia ho provato lo stesso dolore tuo.AnnaSettantatre ha scritto: ↑lunedì 11 gennaio 2016, 21:05 Io riemergo a fatica dall’abisso doloroso in cui mi hai precipitata e ti guardo con occhi appannati da un velo di lacrime, mentre mentalmente mi auguro, spero, imploro che sia finita.
Anche perché l'ho appena fatto "self-service": era dura tenere giù la mano.
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Re: Come una donna
Ce l'ho anch'io l'epilady, l'avevo comprato anni fa......mi ricordo la molla che strappava i peli......forse usato una volta....
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Re: Come una donna
Acc! Me l'ero perso!!!
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Re: Come una donna
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Re: Come una donna
... secondo me sono luoghi comuni vetero femministi ...AnnaSettantatre ha scritto: ↑lunedì 11 gennaio 2016, 21:05 Visto che stiamo rispolverando i vecchi racconti, eccone uno che pubblicai anni fa sul blog.
Me l’avevi detto che l’avresti fatto.
“Uno di questi giorni ti faro’ provare quello che prova una donna, una donna vera”.
Ma io non ti avevo creduto, l’avevo preso come uno di quei tanti avvertimenti, una di quelle scherzose minacce che ogni tanto mi rivolgi per spaventarmi un po’, per farmi star buona.
Non ti avevo creduto fino a ieri pomeriggio.
Mi hai spogliata, mi hai fatta distendere sul letto.
Nei tuoi occhi qualcosa di diverso – non la solita dolcezza, quella di sempre – ma una luce che non avevo mai visto, l’espressione compiaciuta e minacciosa di chi ha in mente qualcosa di brutto.
Mi hai fatta girare a pancia sotto, e mi hai ordinato di rimanere in quella posizione.
Io non oso contraddirti: vorrei girarmi a guardare cosa stai facendo, ma non ne ho il coraggio. Mi limito ad aspettare, a restare in attesa della tua prossima mossa.
Sento che mi metti la crema: tanta, abbondante, fredda.
Poi ti sento armeggiare, sento la tua mano che si appoggia sulla mia schiena e mi tiene ferma, infine lo accendi – e allora, solo allora capisco che stai facendo sul serio -
Sento il rumore secco e vibrante del tuo attrezzo che si avvicina, e vorrei girarmi e dirti no, ti prego, non oggi, non sono pronta, non me la sento, ho paura. Ma la tua mano preme sulla mia schiena, e sento il tuo sguardo che mi trafigge e mi intima di non muovermi, di stare ferma, di fare la brava.
E poi ti avvicini ancora, e lo appoggi su di me, e premi.
Ed io mi sento trafitta come se la mia carne si lacerasse: un dolore continuo, acuto, totale.
Ti sento andare avanti e indietro, avanti e indietro, e mentre sto per impazzire sento la tua voce che mi rassicura: “Vedrai…e’ solo le prime volte…col tempo finira’ quasi col piacerti”.
E intanto continui, continui, continui.
Lo so che tu non stai provando nulla, lo so che tutto e’ affidato all’azione meccanica e impersonale del tuo attrezzo, eppure lo sento da come ti muovi che stai apprezzando un sottile piacere, quello di farmi finalmente provare quello che tu tante volte hai provato.
Di farmela pagare per tutte le volte che ti prendevo in giro, e ti dicevo che capirai, cosa vuoi che sia, per voi donne e’ quasi un’abitudine, ma quante storie fai.
E vai avanti e indietro, avanti e indietro su di me che oramai quasi non ti sento piu’, annullata come sono in un dolore continuo e straziante che non credevo, che non pensavo, che non immaginavo avrei potuto provare.
Ti chiedo di smettere ma tu non senti, anzi mi senti ma mi ignori: “femminuccia che sei, cosa vuoi che sia”...
Prosegui per un tempo che mi sembra eterno, e finalmente ti prendi una pausa, mi lasci rifiatare, mi dai un po’ di tempo per calmarmi mentre la tua mano mi accarezza la schiena.
“Hai visto che non era poi cosi’ terribile?”
Io riemergo a fatica dall’abisso doloroso in cui mi hai precipitata e ti guardo con occhi appannati da un velo di lacrime, mentre mentalmente mi auguro, spero, imploro che sia finita.
E tu invece: ”Dai girati, che adesso facciamo il davanti”.
E ti guardo disperata, terrorizzata, rassegnata, mentre con quella luce minacciosa negli occhi mi sorridi, riaccendi l’epilady, e di nuovo con mano ferma e crudele me lo appoggi sulla pelle arrossata della gamba.
”Femminuccia che sei…”
O magari sono io che sono poco spiritosa.
Serena
"Poichè non sappiamo quando moriremo, si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile; però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita - forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la luna - forse venti - eppure tutto sembra senza limite."
cit. da " Il tè nel deserto "
... L'ora miracolosa che almeno una volta tocca a ciascuno. Per questa eventualità vaga, che pareva farsi sempre più incerta col tempo, uomini fatti consumavano lassù la migliore parte della vita.
cit. da " Il deserto dei Tartari " ( Dino Buzzati )
"Poichè non sappiamo quando moriremo, si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile; però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita - forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la luna - forse venti - eppure tutto sembra senza limite."
cit. da " Il tè nel deserto "
... L'ora miracolosa che almeno una volta tocca a ciascuno. Per questa eventualità vaga, che pareva farsi sempre più incerta col tempo, uomini fatti consumavano lassù la migliore parte della vita.
cit. da " Il deserto dei Tartari " ( Dino Buzzati )