Condivido il tuo pensiero e trovo interessante questo articolo, ti ringrazio per la segnalazione. Purtroppo è quel che succede alle t che si avviano al mondo del lavoro a transizione in corso e non ancora completato (con i documenti al femminile probabilmente avrebbe avuto meno difficoltà di spogliatoio e socializzazione specialmente se il suo passing è molto alto come ha precisato nel racconto).Alyssa ha scritto: A volte non bastano solo le "politiche aziendali", la maggior parte delle persone, non ha idea di come rapportarsi con una persona T, manca una corretta informazione, e se "fuori" può semplicemente evitare il "problema", ignorarlo, sul posto di lavoro è costretta a farci i conti, senza però avere riferimenti.
Di seguito il link ad un racconto come esempio di cosa intendo.
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Poi, se non ho capito male, non è che è capitata in uno dei settori lavorativi più in... . Nel senso che è ancora un mestiere prevalentemente maschile con tutti i pro e i contro.
Personalmmente le difficoltà incontrate sono state diverse, avendo cominciato il percorso in un contesto lavorativo già ben consolidato.
Ora magari racconto qualcosa....
Esatto, solitamente è quello che si pensa quando si notano dei cambiamenti tendenti al femminile. Cd o t non fa alcuna differenza, c'è ancora la tendenza a racchiudere tutto sotto l'ombrello dell'omosessualità.Roby ha scritto: Il dottor Rossi tutto ad un tratto si presenta con foularini e braccialetti? Ma che succede, pensa il principale, è diventato gay all'improvviso ?
E' quel che è successo anche a me, Una volta che i miei cambiamenti hanno iniziato a notarsi vuoi per un abbigliamento più unisex, vuoi per la maggior cura della persona (unghie e sopracciglia), vuoi per l'allungamento dei capelli o per il progressivo scomparire dell'alone della barba, la voce che è circolata nell'ambiente di lavoro è stata "Mauro è diventato gay!. In un secondo momento, infatti, ho scoperto che soltanto un paio di colleghi avevano pensato ad un cambiamento di tipo identitario.
Quindi, appena ho avuto sentore di questa voce, anche se la cura ormonale era cominciata da pochissimo, ho preferito uscire allo scoperto per fare chiarezza e non alimentare chiacchiere inutili.
Di qui il coming out con i colleghi più stretti, poi con i miei datori di lavoro (essendo in una amministrazione pubblica, il Sindaco e il Segretario Comunale che è il dirigente di tutto l'apparato)
Seppur spiazzati e leggermente imbarazzati anche a causa di una scarsa conoscenza della transizione,
da parte loro ho registrato massima apertura e disponibilità anche nell'eventualità di una possibile richiesta di un periodo di aspettativa qualora fosse necessaria per completare il mio cambiamento.
Da quel momento in poi la mia situazione è divenuta di dominio pubblico. Neanche tanto lentamente ha raggiunto tutti i settori, dalla ragioneria ai lavori pubblici. Il gossip era di quelli grossi!
All'inizio un pò di imbarazzo c'è stato, diciamo pure piuttosto palpabile. Sia da parte mia che dei colleghi e in modo particolare quelli con cui non lavoro gomito a gomito. La difficoltà era quella legata al relazionarsi. Ho già raccontato in questo forum come siano nate anche situazioni al limite del comico, con una collega che mi dava del femminile e un'altra il maschile nel contesto di un discorso a tre.
Anch'io a volte non sapevo bene come presentarmi, quando ad esempio dovevo chiamare una collega al telefono che magari non sapeva nulla del mio percorso. Insomma, un momento di confusione c'è stato.
Non vi dico poi tutti i miei dubbi sul come, quando e quanto esternare la mia femminilità. Quante volte mi son vestita, svestita e rivestita perchè pensavo che quel maglione, quel jeans o semplicemente quel dettaglio fossero ancora inadeguati!
Ma il tempo ha sistemato le cose. La cura ormonale oltre a modificare un pò alcuni miei caratteri, è servita a darmi maggiori certezze e sicurezze e nel contempo i colleghi hanno avuto tempo di metabolizzare la questione vedendo con i loro occhi che fondamentalmente cambiava la forma ma non la sostanza.
Naturalmente tutto questo è successo nel giro di un anno e mezzo, in cui sono stata anche fortunata nell'indovinare i tempi e i modi giusti per dar forma a questo mio cambiamento in cui però non ho mai spinto sull'accelleratore, procedendo in maniera costante ma sotto certi aspetti anche piuttosto lentina attraversando quel periodo piuttosto destabilizzante ma assolutamente necessario nel quale non sei ne carne ne pesce.
Ma alla fine i frutti sono maturati.
Ora che mi presento a lavoro dichiaratamente al femminile, non registro più nessun imbarazzo. Oramai per tutti, o quasi, sono Maura, sanno quello che sto facendo, l'hanno capito o quanto meno accettato e toccano le corde giuste nel relazionarsi anche se ogni tanto è logico che ci scappa un Mauro o un maschile.
Devo comunque dire che un gran lavoro iniziale è stato fatto dai colleghi con cui lavoro a stretto gomito. Il loro aiuto è stato fondamentale nella socializzazione del mio cambiamento, impegnandosi e cominciando a chiamarmi Maura anche in mia assenza.
Ho saputo anche che un dirigente di settore, nell'ambito di una riunione di lavoro con i suoi dipendenti, li avrebbe informati del mio percorso invitandoli ad impegnarsi nel relazionarsi correttamente con la sottoscritta.
Ovviamente ognuno ha avuto i suoi tempi. C'è chi si è adeguato subito e chi invece ha avuto bisogno di più tempo e ancora oggi va un po' in difficoltà, ma tirando le somme non posso assolutamente lamentarmi.
Per il resto, lavorativamente parlando, non è successo praticamente nulla. Quel che facevo due anni fa continuo a farlo tutt'oggi. Peraltro in alcuni giorni della settimana sono anche al pubblico e non è stata sollevata nessuna obiezione o perplessità ne da parte dei colleghi, ne degli utenti.
Mai, riallacciandomi all'articolo postato da Alissa, nessuna battutina se non bonaria dai collaboratori più stretti, tra cui anche qualche maschio. Al limite si lamentano di quanto sono diventata pignola, meticolosa e di conseguenza rompiscatole. Mai un riferimento a qualcos'altro. Al massimo l'invito a non indossare i jeans attillati perchè distraggo dal lavoro
ma ripeto, siamo sul campo delle battute bonarie che non ritengo assolutamente offensive. Anche con le colleghe tutto ok, anzi, si è istaurata quella specie di complicità che ovviamente prima non c'era. Ma ripeto, tutto questo è avvenuto in un periodo medio - lungo, in cui l'imbarazzo iniziale ha lasciato pian pianino posto alla normalità.
Ora il percorso non si è ancora concluso in quanto agli atti risulto ancora come Mauro, quindi, tanto per fare un esempio, il mio indirizzo di posta elettronica non può essere cambiato finchè non arriva la sentenza del giudice. Ma non è un problema, credo che il grosso è stato fatto.
Questa è la mia esperienza in ambito lavorativo che mi auguro possa essere utile alle utenti del forum qualora prendano in considerazione la possibilità di esternare in qualche modo la loro femminilità indipendentemente dal tipo di percorso che si intende avviare.
Un bacio a tutte,
Maura