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Monica Poli
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Messaggio da Monica Poli »

Cari amici e amiche del forum,

Quel che mi appresto a scrivere non sarà una delle mie (solite) discussioni avviate al fine comprendere il più possibile i diversi aspetti del nostro mondo.
Non lo sarà per diverse ragioni, che esporrò più avanti, e tuttavia partirà proprio da un concetto molto importante che un’amica del forum (non ci sono segreti, si tratta di Roby) mi ha espresso durante un personale scambio di e-mail.

L’argomento riguardava la mia recente proposta di non rendere visibili nella pagina principale le discussioni relative all’identità di genere. In quello scambio di e-mail relative a quella proposta, Roby aveva parlato di “contiguità” tra il travestito feticista e la persona che intraprende un percorso di transizione. Proprio in ragione di questa contiguità, lei non vedeva il motivo di separare i due “mondi”, ritenendo invece il confronto tra le varie esperienze una ricchezza per il forum (non so se le parole fossero esattamente queste, ma il concetto sicuramente sì).
Ebbene, questa cosa mi è girata in testa per molto tempo, perché – devo ammettere – posta in questi termini effettivamente rendeva sensato accomunare tutto in un unico contenitore, e di fatto relegava la mia proposta della “minor visibilità” tra le stupidaggini cui non dar peso.
Da sempre seguo questa logica: se una motivazione mi suona valida sono pronto a farla mia, e siccome il suo ragionamento sembrava filare, da quel momento sarebbe potuto diventare anche il “mio ragionamento”.
Senonché proprio il concetto di “contiguità” mi lasciava ancora qualche dubbio.

Da più di tre settimane non entravo nel forum, quindi non ho neppure letto la “sentenza” pur avendone ricevuto un’anticipazione sempre dalla nostra comune amica. Ma comunque la cosa per me era ed è già superata, perché la mia attenzione, nel frattempo, si era spostata proprio su quel concetto di “contiguità”.
Ho quindi realizzato che, prima di rientrare nel forum, sarebbe stato opportuno e addirittura indispensabile iniziare un serio lavoro di documentazione, perché dovevo e devo comprendere esattamente di cosa si parla e il senso degli argomenti e dei termini. Dovevo e devo capire qual è l’approccio medico-scientifico all’intera questione, per evitare di invischiarmi nella melassa delle sensazioni, delle percezioni, dei sentimenti personali che sovente offuscano la visione d’insieme dei problemi.
Ho iniziato quindi a fare delle ricerche attraverso contatti con persone qualificate e leggendo pubblicazioni mediche e psichiatriche riguardanti l’argomento.
Ne è scaturita una serie interessante di dati, che devono necessariamente essere assemblati ed elaborati per avere, appunto, un accettabile quadro d’insieme.
Ovviamente uno dei primi quesiti riguardava proprio il rapporto tra travestitismo/autoginefilia e disforia/transessualismo.
Sono riuscito a porre il quesito alla Dott.ssa Annalisa Navarra, Psicoterapeuta, psicologa e sessuologa, la quale gentilmente mi ha risposto.

Domanda:
“Vorrei sapere se esiste una correlazione (contiguità) tra autoginefilia/travestitismo e disforia di genere/transessualismo.
In altre parole, vorrei sapere se la seconda può essere un’evoluzione della prima oppure se si tratta di due condizioni che hanno radici completamente diverse.
Grazie.”

Risposta:
Salve, rispondendo semplicemente alla sua domanda, dando per scontato che le diciture siano realmente riferibili alla persona in questione, il travestitismo non ha a che fare con l'identità di genere. Una persona assolutamente eterosessuale può avere una parafilia per cui il travestitismo diviene mezzo di eccitamento, qui il piacere è dato (riducendo enormemente) dagli indumenti veri e propri.
L'autoginefilia, non é la stessa cosa, il concetto é diverso e la fonte di eccitamento non è la stessa.
In ogni caso, non è assolutamente escluso che questi disturbi possano trovarsi in comorbilità, cioè presenti contemporaneamente.
La disforia di genere ha un carattere più pervasivo, non riguarda l'eccitamento tramite il vedersi donna, ma la percezione di se stessi in un corpo del sesso "sbagliato".
Va da se che queste condizioni non hanno in realtà molto a che fare una con l'altra.
Il fatto di "vestirsi da donna", nel caso di un soggetto di sesso maschile, prende il nome di travestitismo quando questo è fonte di eccitamento, non se rispecchia il modo di vestirsi del sesso a cui sente di appartenere, al di là dei genitali, maschili o femminili, di cui è dotato.


La risposta della Dott.ssa Navarra, a mio avviso piuttosto chiara, lascia però in sospeso la definizione di autoginefilia, che secondo un’altra comune amica del forum (che è in transizione), non è quasi mai citata nelle sedute psicoterapeutiche. Sembrerebbe quindi di scarso rilievo, ma a mio avviso risulta alquanto appropriata per definire le cifre comportamentali di gran parte di noi.
Nella ricerca relative a questo termine, sono approdato agli studi dello psicologo Ray Blanchard, che tra tutti mi pare quello che ha saputo definirne meglio il significato.
Egli ha infatti coniato il sostantivo “autoginefilia” nel 1989 per descrivere i transessuali non omosessuali, un gruppo composto da eterosessuali o bisessuali. Egli sostiene che l’autoginefilia è quasi esclusivamente una condizione maschile, e si parla di ‘autoginefilia’ quando un uomo si eccita sessualmente ad immaginare sé stesso come donna. Gli uomini autoginefili durante la pubertà diventano sessualmente attratti dalle ragazze. Da adulti, di solito si sposano e hanno figli.

“I feticismi sessuali si sviluppano quasi esclusivamente negli uomini e gli uomini che hanno un feticismo sessuale di solito ne hanno diversi, secondo lo psicologo J. Michael Bailey, nel suo articolo, “Quello che molti attivisti transgender non vogliono che tu sappia: e perché dovresti saperlo comunque.”

Abbiamo quattro tipi di autoginefilia nella tipologia Blanchard: travestita, comportamentale, fisiologica e anatomica.

1) Quella travestita riguarda gli autoginefili che sono eccitati sessualmente dagli indumenti femminili;
2) Quella comportamentale nella quale l’eccitazione è l’atto o la fantasia di fare qualcosa considerato come femminile, per esempio fare la maglia con altre donne, oppure andare dal parrucchiere;
3) Quella fisiologica riguarda la fantasia di avere funzioni del corpo femminile come mestruazioni e gravidanza (ci sono alcuni forum su Internet dove i maschi si divertono a fare finta di essere incinti);
4) Quella anatomica riguarda la fantasia di avere parti del corpo femminile, come il seno.

Quali sono le varie fasi di autoginefilia?

I primi segnali di autoginefilia iniziano a farsi sentire dopo la pubertà quando un adolescente si rende conto di essere attratto sessualmente da indumenti intimi femminili, di solito appartenenti a sua madre o sua sorella. Quando ha la possibilità di farlo, ruba gli indumenti intimi, si spoglia e si masturba mentre si guarda allo specchio. Questo diventa un rituale e intorno ai venticinque anni l’effetto è che i suoi sentimenti sessuali e romantici primari sono diretti al pensiero o all’immagine di sé stesso come donna.
Mentre l’autoginefilo continua il suo rituale di masturbazione, comincia a pensare di essere una donna.
Sulla trentina, l’autoginefilo esce vestito da donna per essere ammirato in pubblico da altri. È sessualmente eccitato all’idea di entrare negli spazi riservati alle donne, non solo per la sua attrazione sessuale verso le donne, ma anche perché vuole che le donne convalidino la sua fantasia di essere una donna.”

Quando, più di un mese fa, in una discussione nel forum parlai di autoginefilia citando proprio questi comportamenti, alcuni utenti (non moltissimi, per la verità) ammisero proprio di riconoscervisi, a conferma che queste descrizioni trovano una concreta applicazione nella realtà di gran parte di noi.
Confrontando la spiegazione di Blanchard con quanto scritto dalla psicoterapeuta, sembrerebbe che, mentre la Dott.ssa Navarra prende in considerazione solo l’indossare indumenti del sesso opposto, Blanchard considera anche gli altri tre aspetti comportamentali, includendoli tutti e quattro nell’”autoginefilia”. Non mi pare comunque questo un fattore dirimente.
Il concetto principale rimane la definizione di una ben precisa tipologia di persone, quasi esclusivamente maschi, che hanno in comune una caratteristica estremamente chiara, che è quella (sintetizzando) di eccitarsi sessualmente immaginando sé stessi come donne.
A mio parere questo è importantissimo al fine della comprensione del fenomeno, perché implica un concetto fondamentale: il soggetto in questione non ha una psiche femminile, perché immaginare sé stessi come donne significa non esserlo, e l’eccitazione nasce proprio da questa intima e inconscia consapevolezza, anche se quasi sempre l’interpretazione personale di questi strani desideri si indirizza proprio verso l’idea di avere un lato femminile (come infatti dice Blanchard, “Mentre l’autoginefilo continua il suo rituale di masturbazione, comincia a pensare di essere una donna.”)

Sin qui, dunque, la definizione di travestito/autoginefilo, dai contorni abbastanza nitidi.

Partendo sempre dalle parole della Dott.ssa Navarra, devo ora comprendere il profilo dell’altra tipologia di persone, quelle “disforiche”.
A questo scopo, ricorro ad una figura simbolo che ho in mente, di cui purtroppo non ricordo il nome. Si tratta di quella ragazza – se non ricordo male – non vedente, che ha frequentato per un po’ il forum e che non ho più visto.
Dalla descrizione che fa di sé, lei si è sempre percepita, sin dall’infanzia, come una persona di sesso femminile. Per lei era naturale vestirsi come una bambina, voleva i capelli lunghi, sin da piccola parlava di sé sempre al femminile, e – particolare importante – lo faceva in modo naturale e spontaneo, ancor prima di rendersi conto che la cosa non era socialmente accettata.
Ovviamente in questi casi non esiste l’eccitazione sessuale data dal vestirsi con indumenti femminili oppure dal percepirsi o mostrarsi agli altri come donna.
Altrettanto ovviamente, in questi casi l’attrazione fisica e sessuale avviene verso il sesso opposto a quello psichico cui si sente di appartenere, quindi è improprio parlare di omosessualità.

Il sito “Al femminile” elenca i segnali che rivelano la presenza sia nei bambini che negli adolescenti:
Per quanto riguarda i bambini
• tendenza a identificarsi come appartenente all'altro sesso
• tendenza a chiamarsi e farsi chiamare con un nome dell'altro sesso
• tentativo costante di farsi passare come appartenente all'altro sesso
• tendenza a preferire abiti, giochi e giocattoli generalmente attribuiti all'altro sesso
• tendenza a socializzare maggiormente con persone dell'altro sesso
• rifiuto delle norme attribuibili al proprio sesso, tipo del modo di urinare
• problemi di interazioni sociali.
Per quanto riguarda gli adolescenti
• desiderio fortissimo di essere dell'altro sesso
• tendenza a provare le stesse pulsioni dell'altro sesso
• rifiuto totale dei propri organi genitali e delle modalità di gestione
• rifiuto di altre parti del corpo identificative del sesso biologico
• tendenza a vestirsi e comportarsi come l'altro sesso
• difficoltà di interazione sociale
• depressione, isolamento, disagio con sé stessi.

Come sappiamo, queste persone presentano una sorta di sfasamento (o disallineamento, o disarmonia) dell’identità psichica rispetto a quella fisica, per cui si rende necessario un riallineamento o un adeguamento che non può che essere fisico, poiché l’identità psichica non può essere cambiata.

Quante sono, sul totale della popolazione, le persone con disforia che necessitano si adeguare la loro identità fisica a quella fisica? Secondo fonti dell’ISS, parlando di persone adulte, la percentuale andrebbe dallo 0,005 allo 0,014% delle persone di sesso biologico maschile e dallo 0,002 allo 0,003% delle persone si sesso biologico femminile.
L’ultimo dato, risalente al 2011, riferito al lasso di tempo 1992-2008, stima che in Italia ci siano 424 donne transessuali (MtF) e 125 uomini transessuali (FtM).
In altre parole, su 100 disforici circa 30 sono di genere femminile e 70 sono di genere maschile.

Poiché non c’è alcuna ragione plausibile per cui la disforia debba essere più frequente nei maschi piuttosto che nelle femmine, e considerando che, per logica, la percentuale di femmine (FtM) disforiche sia alquanto realistica, è lecito sospettare che quella preponderanza del 70% di maschi che transizionano in femmine rispetto al 30% di femmine che transizionano in maschi, sia in realtà spiegabile con false disforie, cioè con casi di persone autoginefile che si ritengono disforiche e che in base a questa convinzione, accompagnata da un forte desiderio di modificare il proprio "status" da uomo a donna, indirizzano anche inconsciamente le valutazioni mediche verso l'approvazione dei percorsi stessi. Già a suo tempo Laura Caruso, storica del Forum e parecchio informata su queste tematiche (anche perché coinvolta personalmente), mi diceva che questa era una cosa anche piuttosto frequente, soprattutto considerando che nelle valutazioni psicologiche e mediche prevale sempre la volontà di favorire il miglioramento della qualità della vita delle persone, che in casi come questi è sacrosanta e innegabile.
Mi rendo conto che la questione sia alquanto delicata, perché ogni persona che si sia consultata con il proprio psicologo o psicoterapeuta, che abbia compiuto i vari test, che abbia avuto un parere medico qualificato attestante la disforia, voglia giustamente essere considerata tale. E mi rendo conto che possa apparire arrogante mettere in dubbio queste certezze, perché ovviamente, guardando la cosa dal punto di vista individuale, ciascuna persona che abbia ricevuto la “diagnosi” di disforia di genere non ha alcun motivo per dubitare di essere disforica e perciò pretende di essere creduta.
Il problema nasce però quando queste persone sono tre, quattro, sei, dieci, dodici… in un ambito relativamente ristretto come quello – ad esempio - del forum, considerando quelle che già sono in transizione, quelle che vorrebbero esserlo ma non possono, quelle che hanno lasciato il forum e quelle che si avviano a "transizionare" in un prossimo futuro.
Una tale concentrazione di persone disforiche si scontra frontalmente con la proporzione di una su diecimila dei dati ufficiali, e questo dovrebbe far vacillare alcune certezze, che siano collettive oppure personali.
Un altro punto interessante riguarda le differenze di età in cui avvengono i mutamenti.
La persona disforica, come abbiamo visto, manifesta la propria natura sin dall’infanzia, e lo fa in modo talmente spontaneo dal renderlo palese, anche perché un bambino, almeno sino ai 9 – 10 anni, non dispone delle basi “sociali” che possono indurlo a mettere in atto strategie dissimulatrici. Questo lo farà poi eventualmente in età adolescenziale, ma a mio parere è comunque molto difficile, se non quasi impossibile, impostare la propria vita sociale e affettiva secondo i canoni tradizionali (scuola, amicizie, relazioni sentimentali, matrimonio, figli, ecc.) riuscendo, a costo di sforzi immani e disumani, a non destare mai in nessuno il benché minimo dubbio e sospetto.
In particolare, considerando che il genere psichico della persona disforica è femminile (nel caso MtF), essa – almeno nella stragrande maggioranza dei casi - sarà sessualmente attratta dal sesso opposto (cioè maschile), e questo genera oggettivamente un ostacolo - psicologico ma anche fisico - praticamente insormontabile per quanto riguarda la procreazione. Non è quindi immaginabile che in età adolescenziale una persona disforica possa essere attratta, sia fisicamente che sentimentalmente dalle femmine e quindi tantomeno che possa arrivare a frequentare una ragazza magari per anni, fidanzarsi, sposarsi ed avere figli sempre in un contesto di assoluta finzione al fine di tener nascosta la propria vera natura.
In realtà, la persona realmente disforica vive un disagio profondo se costretta ad esprimersi all’interno di un ruolo di genere che non gli appartiene, e questo disagio sin dall’infanzia non è reprimibile né dissimulabile, ma aumenta sempre più nelle fasi successive della vita.
In passato, queste persone non avevano la possibilità di accedere a percorsi di transizione come oggi è possibile fare, ma ciò non significa che l’alternativa per loro fosse quella di vivere la vita normale di qualsiasi uomo eterosessuale, seppur apparentemente. Semplicemente vivevano una vita ufficiale priva di affetti ed una vita segreta che serviva a soddisfare certe irreprimibili esigenze.
Oggi, con una sempre maggiore conoscenza di queste tematiche e con i progressi della medicina, e in particolare della psicoterapia, questi disagi (almeno nel mondo occidentale) vengono trattati precocemente e le persone che soffrono di disforia di genere possono compiere i loro percorsi di transizione sovente prima dell’età adulta.
Ricordiamo però sempre che stiamo parlando di circa 1 caso su 10'000.
Inoltre, è del tutto insensato parlare di disforia lieve oppure forte, perché o l'identità psichica e quella fisica sono allineate (maschile/maschile; femminile/femminile) oppure sono disallineate (maschile/femminile o femminile/maschile). Non è immaginabile avere un'identità femminile parziale o di diversi gradi, perché il termine "identità" implica una connotazione assoluta e non relativa. Tant’è vero che a nessuna persona idonea per la transizione viene chiesto a quale percentuale di donna (o uomo) vorrebbe arrivare, proprio perché si dà per scontato che in questo campo non possano esistere parzialità.

Dunque, abbiamo due dati importanti.
Il primo è che una persona disforica non può convivere con un’identità sdoppiata, e quindi necessita con la massima urgenza di un riallineamento delle due identità che ovviamente non può essere procrastinata per trenta o quarant’anni.
Il secondo è che un’identità sessuale maschile non si trasforma in femminile (e viceversa) col passare degli anni, e quindi non è ipotizzabile che una persona normale diventi disforica (cioè abbia quel disallineamento) in tarda età e che quindi si renda necessario il cosiddetto “riallineamento” in una fase tardiva della vita.
Considerando questi due punti, non si spiegherebbe come possa esistere una così alta percentuale di persone classificate come disforiche che approdano con tutta calma ad un percorso di transizione solo dai quarantacinque/cinquant’anni in su, come se per alcune di loro, solo ad un certa età e dopo una vita trascorsa attuando pratiche di travestimento sempre più affinate e credibili, si palesasse la necessità (o la volontà, o il desiderio) di esprimere sé stesse interamente in versione femminile e di vivere come donne per il resto della propria vita. O, almeno, tutto ciò non si spiegherebbe se queste persone fossero realmente disforiche, ma la cosa diventa invece plausibile se queste persone anziché disforiche fossero in realtà autoginefile.
Infatti, è del tutto evidente che ci possano essere casi di autoginefilia “lieve" in cui il soggetto si accontenta di qualche uscita en femme ma mantiene un rapporto accettabile con la famiglia e non avverte alcuna necessità di andare oltre, e casi di autoginefilia “forte" in cui il soggetto avverte l’irresistibile bisogno, ad un certo punto della propria vita, di cambiare genere e di vivere sempre al femminile.
In questo caso si può parlare certamente di “contiguità”, di radici comuni, di sfumature, di gradazioni, di esperienze condivise e di evoluzioni.

La disforia e l’autoginefilia sarebbero quindi da considerare due condizioni che hanno natura ed origini diverse (come del resto la Dott.ssa Navarra ha confermato) ma che entrambe possono condurre - la prima praticamente sempre, la seconda in alcuni casi – alla transizione di genere.

Questa sarebbe, in base ai dati raccolti e alle testimonianze dirette e indirette, la “quadratura del cerchio”.

Ma tutto ciò implica una domanda non banale:
Se entrambe le condizioni, pur avendo origini diverse, possono avere come punto d’incontro la transizione di genere che consente di vivere la propria vita secondo i propri desideri e di sentirsi in tal modo realizzati, per quale ragione c’è questa diffusa tendenza a scongiurare con ogni mezzo la possibilità di essere in realtà autoginefili?
Perché esiste questo rassicurante bisogno di definirsi disforici, se la strada per la transizione non è preclusa in ogni caso?
Tranne rarissimi casi, le comuni esperienze infantili e giovanili, le percezioni, i desideri le sensazioni di quasi tutti noi, sia passate che presenti, si spiegano molto più facilmente con l’autoginefilia che non con la disforia di genere. Ad esempio, le pratiche di autoerotismo associate al travestimento, in età adolescenziale, sono forti indicatori di autoginefilia.
Ciascuno di noi può onestamente dire a sé stesso se da giovane si masturbava vestito da donna. E ciascuno di noi può comprendere che l’eccitazione sessuale attraverso il travestimento è quanto di più distante ci possa essere dalla disforia di genere.
Per fare un esempio, una diagnosi di disforia ottenuta da un giovane che abbia avuto per qualche anno una normale relazione sentimentale con una ragazza, dovrebbe destare qualche dubbio. Eppure succede, e non raramente. L’orientamento sessuale è un po’ la cartina al tornasole, e non può essere ignorato. Secondo Blanchard, se il soggetto è eterosessuale (o anche bi-sessuale) si tratta di autoginefilia. E la famosa “attrazione verso gli uomini quando sono en femme” di cui molto raccontano, non è che una fantasia sessuale tipicamente autoginefilica.
Naturalmente, ci potrebbero essere casi di comorbità, ovvero di autoginefili che siano anche disforici. Ma siccome l’autoginefilia è rara (2-3 casi su 100) e la disforia è rarissima (1 caso su 10'000), ovviamente la concomitanza di queste due condizioni sarebbe ancora più rara, perciò del tutto trascurabile.

Dunque, perché cercare una spiegazione irta di contraddizioni e di incongruenze quando se ne dispone di una facile e lineare in grado di chiarire tutto?
Certo, si può obiettare che la disforia viene diagnosticata. Vero, anzi verissimo.
Ma non foss’altro che per quella percentuale dell’ISS stimata dello 0,01% della popolazione maschile, ci si aspetterebbe che almeno - per dire - un 20-25% di noi che si rivolge a visite specialistiche per scoprire se “soffre” di disforia di genere, venisse dichiarato non disforico. In questo caso la diagnosi di “non disforia” per alcuni soggetti legittimerebbe quella di disforia per un numero anche maggiore di persone.
Ma siccome praticamente tutte le persone appartenenti al nostro mondo, che si rivolgono a psicologi e psicoterapeuti per scoprire l’esistenza o meno di quel “disallineamento”, ricevono la diagnosi di disforia di genere, qualcosa che non quadra ci dev’essere per forza, perché sarebbero decisamente troppi rispetto ai dati statistici, che già stimano, come scrivevo prima, una preponderanza del 70% di MtF contro il 30% di FtM.
Considerando che la disforia non si scopre attraverso un’analisi chimica ma solo grazie ad approfondimenti di carattere psicologico, non è quindi inverosimile ipotizzare – come appunto sosteneva Laura C. - che la diagnosi di disforia venga a volte dispensata con una certa generosità in base alle esposizioni dei casi personali di soggetti che comunque la desiderano fortemente, soprattutto considerando che, come si diceva, nelle valutazioni psicologiche e mediche prevale sempre la volontà di favorire il miglioramento della qualità della vita delle persone.

In estrema sintesi, e tornando a quella che Roby definisce “contiguità”, questa esiste certamente tra autoginefili che – ad esempio - si accontentano di indossare intimo femminile andando in ufficio o di uscire qualche volta en femme e autoginefili che, giunti attorno ai cinquant’anni, decidono di assecondare il loro desiderio di vivere come donne e quindi di iniziare un percorso di transizione.
La contiguità invece non esiste tra persone con disforia di genere e persone autoginefile, perché tra disforia di genere e autoginefilia non c’è correlazione, come confermato anche dalla psicoterapeuta che ho interpellato, e quindi tra queste due categorie non ha neppure senso un reciproco scambio di esperienze. E infatti, quando io proponevo di non rendere visibili in “prima pagina” le discussioni relative all’identità di genere, mi riferivo esclusivamente alla disforia, e partivo dall’evidenza che molte persone che frequentano il forum hanno un'idea un po' troppo idilliaca del cambio di sesso, per cui mi pareva ragionevole porre in posizione un po’ più defilata queste tematiche che sono estremamente delicate, proprio per evitare inopportuni condizionamenti in soggetti con idee sin troppo confuse, soprattutto considerando che il forum non offre alcun supporto psicologico qualificato (né ovviamente lo potrebbe fare).

Sin qui le mie ricerche, i miei ragionamenti e le mie deduzioni, che originano da precise evidenze e non certo da posizioni preconcette e ortodossie che non mi appartengono.

Ma, al di là di tutto ciò, mi pare esista una strana dinamica nell’approccio alla questione da parte di alcune persone che hanno una disforia, conclamata o presunta che sia. Una dinamica che porta a considerare la “diagnosi” di disforia di genere come l’unica propedeutica alla realizzazione di un sogno, l’unica a garantire l’anelata svolta di vita, e quindi meritevole di essere strenuamente difesa ad ogni costo e con ogni mezzo.
Se ciò fosse vero, allora si spiegherebbe il sistematico rifiuto a considerare altre possibilità, ancorché supportate dalle più chiare evidenze. Un rifiuto che talvolta porta alla chiusura totale verso qualsiasi ragionamento logico, come a voler esorcizzare il pericolo di dover rimettere in discussione tutte le certezze faticosamente acquisite nel corso di diversi anni, magari sovente prendendo per buoni i concetti favorevoli a ciò che si desidera ed eludendo quelli che – al contrario - farebbero scricchiolare l’intera impalcatura.
Nel corso di questi anni, tutte le avversioni - talvolta feroci, talvolta sarcastiche – nei confronti dei miei innumerevoli tentativi di mettere a fuoco molti aspetti per me nebulosi di un mondo che è comunque anche il mio, non possono essere sminuite a vivace scambio di opinioni. No, in realtà si è più volte palesata una vera e propria idiosincrasia verso quella che era una mia semplice ricerca di spiegazioni alternative alle linee correnti e io sono stato sovente percepito come un disturbatore che ha l’unico scopo di aggredire e offendere le sensibilità altrui. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che chi è personalmente coinvolto nelle dinamiche che riguardano tutti questi aspetti non è in grado di avere quella lucidità e quel distacco indispensabili per evitare permalosità e personalismi, i quali fatalmente finiscono per compromettere una serena analisi complessiva dell’intera tematica.

Sin dalla mia prima iscrizione ad un forum di travestiti, nel 2003, avevo la necessità di capire anzitutto me stesso, di comprendere la vera ragione per la quale “subivo” questi strani bisogni. Ne avevo la necessità perché sentivo che questa cosa, che speravo scemasse con la maturità, si stava impadronendo sempre più di me e della mia vita, e quindi potenzialmente iniziava a rappresentare un serio pericolo sia per me che per la mia famiglia e i miei affetti.
Ho dunque compiuto un percorso introspettivo lungo e complesso, ho messo insieme pezzi di ragionamenti, ho letto i racconti di centinaia di persone, ho fatto raffronti, tratto deduzioni, meditato sulla base di ciò di cui disponevo.
Questo processo, durato quasi vent’anni, mi ha consentito di ottenere il risultato più importante: ho compreso chi e cosa sono, e grazie a ciò sono stato in grado di spiegare a mia moglie le caratteristiche di questa “cosa”, e di arrivare, comunque faticosamente, ad una sorta di condivisione indispensabile per la mia serenità, ormai finalmente e definitivamente conquistata.
Tutto ciò non si sarebbe mai realizzato se non fossi, quella sera del primo gennaio 2003, approdato quasi per caso al primo forum “Travestiamoci”. E ora non godrei di questa serenità se successivamente non avessi avuto la fortuna di approfondire ulteriormente le mie conoscenze iscrivendomi, nel giugno 2010, a “Xdress forum free” che è poi diventato l’attuale forum. Non ho quindi che da ringraziare sia chi amministra sia che chi gestisce, per avermi offerto questa grande opportunità.
Proprio per questa gratitudine, ritenevo giusto che il miglior ringraziamento potesse essere quello di offrire un contributo attivo al forum stesso, condividendo con tutti i miei pensieri, le mie deduzioni e i miei ragionamenti, con l’esclusivo scopo di evitare ad altri, almeno in parte, le sofferenze che io ho dovuto subire in tutti questi lunghi anni nel gestire questa cosa, soprattutto per ignoranza, false interpretazioni, distorsioni della realtà.
Quando potevo, cercavo “donchisciottescamente” di informare privatamente alcune persone, a volte piuttosto giovani. Molte di loro mi hanno ringraziato e hanno modificato il loro punto di vista, spero tanto in positivo.
Ma con rammarico devo ammettere che, oltre a ciò, non è possibile andare.
Troppe chiusure mentali impediscono sereni approfondimenti e distaccati ragionamenti.
Molti non si schiodano dall’idea di subire attacchi personali, quando invece i meccanismi e le dinamiche dei fenomeni si possono comprendere esclusivamente con uno sguardo d’insieme e collettivo.
Molti, messi di fronte a certi ragionamenti logici, si trincerano dietro a concetti oscurantisti come “imperscrutabilità”, “mistero”, “complessità”, inibendo in tal modo ogni possibilità di confronto e di deduzione.

Io non lo so se la “quadratura del cerchio” cui sono giunto sarà per me quella definitiva.
Per certo è quella che attualmente mi appare come la più realistica, per cui ho deciso di farla mia e di fermarmi qui.

Come diceva il poeta Mario de Andrade, “mi sento come quel bambino che ha vinto una confezione di caramelle, e le prime le ha mangiate velocemente. Ma quando si è accorto che ne rimanevano poche, ha iniziato ad assaporarle con calma”.

Ormai non ho più tempo per interminabili controversie, per non dovute giustificazioni, per inutili discussioni. Non ho più tempo.
Devo d’ora in poi centellinare le mie caramelle, dedicarmi alle cose che contano davvero, agli affetti, alle soddisfazioni, alle passioni.

So che a quanto ho scritto ci saranno alcune critiche, molti distinguo, appunti, precisazioni, probabilmente ancora risentimenti. Va bene così. Io non risponderò più, perché per me non avrebbe più senso farlo. Non farò più "dondolare la barca".
E già mi pare di sentire un profondo sospiro di sollievo da parte di alcuni: “Finalmente!”

Non commetterò l’errore di molti, di lasciare il forum.
Semplicemente d’ora in poi non sarò più attivo, ma leggerò, avrò probabilmente contatti privati, sarò in connessione con tutti quelli che lo vorranno.
Chiunque mi potrà cercare e contattare.

Tutto ciò che ho scritto sopra, riguardante quel che ho compreso del nostro mondo, dell’autoginefilia, del transgenderismo, del travestitismo, della disforia, del transessualismo, rimarrà visibile per un po’ di tempo, a beneficio di chi vorrà vederci qualche minima affinità con propri pensieri o magari, anche leggervi ragionamenti degni di interesse.
Poi un po’ alla volta tutto si perderà, tra collant, apericena, seni finti, scarpe tacco 10 e racconti di uscite en femme, fino a scomparire del tutto.

È giusto così, nulla è eterno.

Un bacio a tutti e tutte,
Claudio/Monica
La femminilizzazione è la mia vacanza dall'essere uomo.

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Re: L'ULTIMO TOPIC

Messaggio da ClaudiaTv »

Cara Monica,
nonostante il titolo, e nonostante ciò che hai scritto, spero comunque di poterti leggere ancora.
Personalmente sono tra quelle persone che non possono che ringraziarti per le tue ricerche e per averle messe, e metterle anche ora, al servizio di chiunque ne abbia bisogno. Ciò che fai non è per niente scontato.
Mi hai permesso di darmi delle risposte, certo non tutte, ma grazie a te ora ho qualche tassello in più.
Devo dirlo, sono estremamente affascinata dal modo in cui hai affrontato la questione, dalle tue analisi e da come le esponi, dall'intelligenza che traspare dai tuoi post, e per questo sarebbe veramente un dispiacere non leggerti più, o troppo di rado. Scusa non vorrei sembrasse che ti faccia il "filo", non sono una persona dalle molte lusinghe solitamente, ma piu semplicemente vorrei dirti grazie, grazie di cuore.
Un abbraccio.

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Re: L'ULTIMO TOPIC

Messaggio da AnimaSalva »

Cara Monica,
tu hai studiato a lungo le motivazioni che ti spingono ad indossare abiti femminili, volendo arrivare alla "perfezione", passami il termine, per essere vista come donna e non come uomo vestito da donna. Hai fatto benissimo, se ciò ti ha fatto star meglio, ma anche se non ti ha fatto star meglio, perché sentivi di volerlo fare e sei andata fino in fondo.
Probabilmente non tutte le persone che si travestono sentono il desiderio profondo di capire perché e cosa ci sia dietro.
Trovo giusto indagare, ma anche la risposta "mi travesto perché mi piace e mi fa star bene" è assolutamente accettabile.
A me non interessa se l'utente Tizia si mette la gonna perché è disforica, feticista o semplicemente perché la fa star bene.
(Il "non mi interessa" è da leggersi esclusivamente in senso positivo, spero si comprenda : Wink : ).
Io sono donna cis, etero, non feticista etc eppure ho indossato e indosso ancora capi maschili... se mi piacciono e mi stanno bene, perché privarmene?
Dietro queste mie scelte non c'è nulla di oscuro, non ci sono significati strani. Mi piacciono le maglie maschili così come mi piace truccarmi.

Ho l'impressione che tu, Monica, voglia/vorresti delle spiegazioni logiche e incasellate per tutte le utenti, ma non funziona così.
Ricordo, da discussioni passate, che per te il crossdressing di Davide era incocepibile, eppure a lui sta bene così. A lui sta bene che gli altri lo vedano come un uomo vestito da donna, anzi semi-vestito, magari in maglia maschile (o unisex) e gonna con tacchi. E probabilmente non s'interroga più di tanto sul perché gli piaccia stare così, lo fa e basta (non conosco abbastanza Davide, quindi ammetto che vado a tentativi).

E magari (esagero, eh) trovi strano e impensavbile che io esca tutta truccata con una maglia maschile perché va al di fuori del tuo pensiero, che prevede un totalmente maschile/totalmente femminile.

Credimi, non c'è risentimento nelle mie parole, né voglio farti cambiare idea, solo dirti che dai l'impressione di essere molto rigida in un mondo che è tutto fuorché rigido.

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Roby
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Re: L'ULTIMO TOPIC

Messaggio da Roby »

Cara Monica, hai scritto praticamente una tesi di laurea !!
Visto che mi hai citata, mi sento in dovere di risponderti velocemente anche se, ti devo confessare, per motivi di tempo non sono riuscita a leggere e digerire tutto quanto hai scritto e doviziosamente argomentato.
Quindi senza entrare nel merito, ti dirò quello che mi viene come se osservassi il tuo scritto ed anche le vicende precedenti, con prospettiva distaccata, a "volo d'uccello".

Mi pare evidente che esiste una diversità di visione rispetto ad un fatto specifico: la completa o limitata visibilità da concedere alle discussioni a tema Trans o comunque non CD.
Tu hai fatto una proposta chiara che lo staff non si è sentito di accettare.

In questo tuo lungo scritto mi sembra che obietti la nostra visione che le aree CD e Trans siano in un certo senso contigue, in base alla quale lo Staff ritiene di coprire in questo Forum tutte le tematiche relative senza limitare la visibilità di nessuna.

Bene, ti ho detto che non entrerò nel merito: tu la vedi in un certo modo, hai argomentato.
Lo staff la vede diversamente e ti ha spiegato che non cambierà l'impostazione del Forum.
Amen

Il fatto è che in un Forum non si può accontentare tutti e forse dovrai farti una ragione del fatto che su uno specifico argomento lo Staff la pensi diversamente da te ed il Forum abbia una certa impostazione.

Però
Mi spiace leggere il titolo "ultimo topic".
Mi spiace vederti focalizzata su una scelta dello staff che non condividi, ma che non ti impedisce di scrivere di altro.

In passato hai scritto bellissimi racconti delle tue uscite, delle sensazioni che hai provato, spiegazioni della tua raffinata tecnica di trucco.
Ecco, non ti pare che sia giunto il momento di mettere fine alla richiesta di piegare il Forum alla tua visione e dedicarsi ad altri argomenti che possono essere gratificanti per te ed interessanti per gli altri ?

grazie, un abbraccio
Roberta
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Re: L'ULTIMO TOPIC

Messaggio da Melissa_chan »

Scusa Monica, una domanda mi sorge spontanea, se avevi delle domande riguardo al mondo T non era semplicemente meglio andare a fare domande alle persone giuste? Ad esempio le varie associazioni dedite a questa tematica come il Mit di Bologna oppure il Sat di Verona? Ti avrebbero spiegato che una persona AFAB (assigned female at birth) può essere comodamente attratta dai maschi anche dopo la transizione, ti avrebbero spiegato che la disforia si manifesta a gradi, da una disforia leggera ad una disforia pesante, ti avrebbero anche spiegato che certe persone sono contente di sapere che sono disforiche senza necessariamente dover ricorrere alla transizione, ti avrebbero spiegato che molte persone transgender sono sì in conflitto con il proprio corpo ma solo con una parte, ti avrebbero spiegato che una donna transgender può decidere di tenere il suo apparato genitale senza problemi e che un ragazzo transgender potrebbe decidere di avere un figlio.
Tutto ciò mi fa pensare al fatto che tu abbia inavvertitamente fatto ciò che viene chiamato cherry picking.
L'unica cosa che mi sento di dirti è di informarti da strutture specializzate come il Sat di Verona e di Padova piuttosto che cercando in posti non idonei.
P.S. io sono transgender, sono stata fidanzata con una ragazza nonostante ora io sia fidanzata con un ragazzo e faccio la sportellista al Sat, giusto per assicurarti sulla mia competenza dell'argomento.
Non giudicarmi dal corpo che vedi, piuttosto considera cosa abbiamo fatto insieme, come lo abbiamo fatto e cosa ti ha trasmesso; a quel punto ti accorgerai che nulla è cambiato

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Re: L'ULTIMO TOPIC

Messaggio da ClaudiaTv »

Melissa_chan ha scritto:Scusa Monica, una domanda mi sorge spontanea, se avevi delle domande riguardo al mondo T non era semplicemente meglio andare a fare domande alle persone giuste? Ad esempio le varie associazioni dedite a questa tematica come il Mit di Bologna oppure il Sat di Verona? Ti avrebbero spiegato che una persona AFAB (assigned female at birth) può essere comodamente attratta dai maschi anche dopo la transizione, ti avrebbero spiegato che la disforia si manifesta a gradi, da una disforia leggera ad una disforia pesante, ti avrebbero anche spiegato che certe persone sono contente di sapere che sono disforiche senza necessariamente dover ricorrere alla transizione, ti avrebbero spiegato che molte persone transgender sono sì in conflitto con il proprio corpo ma solo con una parte, ti avrebbero spiegato che una donna transgender può decidere di tenere il suo apparato genitale senza problemi e che un ragazzo transgender potrebbe decidere di avere un figlio.
Tutto ciò mi fa pensare al fatto che tu abbia inavvertitamente fatto ciò che viene chiamato cherry picking.
L'unica cosa che mi sento di dirti è di informarti da strutture specializzate come il Sat di Verona e di Padova piuttosto che cercando in posti non idonei.
P.S. io sono transgender, sono stata fidanzata con una ragazza nonostante ora io sia fidanzata con un ragazzo e faccio la sportellista al Sat, giusto per assicurarti sulla mia competenza dell'argomento.
Ciao, ma Monica ha scritto che l'autoginefilia viene spesso scambiata per disforia, pur essendo una cosa diversa, ma che in alcuni casi può portare allo stesso epilogo. Non dice che una ragazza MtF non possa essere attratta da donne o da uomini o da entrambi i sessi, ma che in alcuni casi una ragazza MtF era un ragazzo autoginefilo. A me sembra molto sensato quanto dice. Non ci vedo niente di strano nel voler distinguere le due cose, anzi anche secondo me, se posso dire la mia, è importante, soprattutto per chi non si riconosce nel classico quadro della disforia. Io ad esmpio non riuscivo a capire cosa avessi e i miei desideri, ora ho qualche tassello che prima non avevo, e se questo distinguo ha aiutato me (ovviamente non ho risolto, e la strada sarà lunga), può aiutare tante altre persone. Poi non entro in merito alle altre questioni sollevate.

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Re: L'ULTIMO TOPIC

Messaggio da Melissa_chan »

Monica Poli ha scritto: sabato 10 aprile 2021, 12:54 La persona disforica, come abbiamo visto, manifesta la propria natura sin dall’infanzia, e lo fa in modo talmente spontaneo dal renderlo palese, anche perché un bambino, almeno sino ai 9 – 10 anni, non dispone delle basi “sociali” che possono indurlo a mettere in atto strategie dissimulatrici. Questo lo farà poi eventualmente in età adolescenziale, ma a mio parere è comunque molto difficile, se non quasi impossibile, impostare la propria vita sociale e affettiva secondo i canoni tradizionali (scuola, amicizie, relazioni sentimentali, matrimonio, figli, ecc.) riuscendo, a costo di sforzi immani e disumani, a non destare mai in nessuno il benché minimo dubbio e sospetto.
In particolare, considerando che il genere psichico della persona disforica è femminile (nel caso MtF), essa – almeno nella stragrande maggioranza dei casi - sarà sessualmente attratta dal sesso opposto (cioè maschile), e questo genera oggettivamente un ostacolo - psicologico ma anche fisico - praticamente insormontabile per quanto riguarda la procreazione. Non è quindi immaginabile che in età adolescenziale una persona disforica possa essere attratta, sia fisicamente che sentimentalmente dalle femmine
Boh, questo passaggio mi sembra parli di disforia, un po' alla carlona direi in realtà, potrei effettivamente usare la frase "ho un sacco di amici che" ma suonerebbe un po' meh
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Re: L'ULTIMO TOPIC

Messaggio da LauraB »

post troppo lungo da leggere in un solo colpo, mi riservo di riprenderlo piu avanti con calma.
Di sicuro non serviva chiedere alla Dottoressa Navarra, bastava chiedere a me, e non solo a me, che pur senza entrare nel tecnicismo le cose le vive e le sa spiegare.
la contiguità tra cd e tg è solo relativa a questo forum che tratta di temi cd e a cui approdano le piu svariate tipologie di utenti. E' un a contiguita relativa a un percorso piu tecnico che altro, visto, come ho scritto di recente a una utente, non esiste che una cd diventi tg.
Riguardo ai numeri, sono estremamente bassi, non corrispondenti alla realtà. Io i 125 uomini li conto in 5 minuti.
Cosi come la transizione riguarda leggermente di piu gli ftm che non le mtf. Solo che fanno meno "notizia"
Quando mesi fa qualcuno affermo che si fa la transizione per guadagnare un anno di pensione, oltre a dire una stupidata colossale di colpo ha cancellato tutti gli ftm.
Io resto dell'idea che del mondo tg se ne deve parlare, perche conoscere è utile e importante, ma se ne deve parlare con cognizione di causa.
Mi riservo, ripeto, di leggere anche la seconda parte.
Laura Bianchi

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Re: L'ULTIMO TOPIC

Messaggio da LauraB »

Ho letto anche la seconda parte, seppure piu velocemente.
Che dire? Tutto da rifare, prendendo piccoli pezzi, vista che la carne sul fuoco è tanta, dico anzi troppa, e riconfutare una serie di passaggi imprecisi. prendo atto che scrivere inesattezze non puo che portare confusione verso chi non è preparato e informato, inducendoli a trarre delle conclusioni sbagliate.
Approfitto a questo punto di riprendere pezzo per pezzo i vari punti, con calma nelle prossime settimane e fare chiarezza , utilizzando l area specifica, in modo che chi non è interessata puo tranquillamente saltare. sarà lunga, ma a fronte di cotanta lettera non puo essere diversamente.
Laura Bianchi

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Re: L'ULTIMO TOPIC

Messaggio da sylvix »

LauraB ha scritto: sabato 10 aprile 2021, 16:17 Io resto dell'idea che del mondo tg se ne deve parlare, perche conoscere è utile e importante, ma se ne deve parlare con cognizione di causa.
konkordo, ma si dovrebbero usare meno acronimi e pseudo-tecnicismi per tentare di spiegare cose la cui origine è fondamentalmente incerta.
per me il tg è il trance gate che usavo sul roland jp 8000 -e detto così non ci avete capito un cazzo : Chessygrin :-
analogamente, il binario e il cd, per la gente comune (e non solo), sono rispettivamente quello-del-treno e il compact disc.
per descrivere un mondo fatto di sfumature e di gabbie culturali, serve un linguaggio chiaro e univocamente interpretabile dalle masse, soprattutto nei paesi latini non avvezzi geneticamente all'uso della contestualizzazione compressa degli acronimi settoriali.
non possiamo poi stupirci, se per quelle masse, siamo tutti dei finocchi pervertiti e drogati.
jeg taler ikke dansk!

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