Frutto dell'eleganza militare, desiderano anche il marzial rigore nell'indossarle!
Décolleté d'Orsay
Alfred Guillaume Gabriel Grimod, conte d'Orsay, figlio di un generale e una baronessa nasce a Parigi nel 1801. Personalità complessa accetta le regole del mondo in cui vive a un livello superficiale, ostenta eleganza dei modi e nel vestire. Ufficiale della guardia del corpo di Luigi XVIII è stato anche pittore, scultore, mecenate ma soprattutto un dandy.
Il suo animo d'artista ha creato molti profumi i quali saranno la base della odierna Compagnie française des parfums d’Orsay, uno stile di carrozza « coupé d’Orsay » e un genere di scarpe.
Le décolleté D'Orsay, a quanto pare nate nel 1838, furono la reinterpretazione del conte al modello di calzatura in voga allora e divennero talmente popolari fra le nobildonne che decretandone il successo, diventarono una moda.
Scollatura profonda fino a far intravedere le dita, dorso del piede scoperto,tomaia in pelle attillata, un tacco di qualche centimetro e... un fianco aperto per far vedere l'arco plantare.
Una rivoluzione.
Ancora oggi la décolleté D'Orsay ha la stessa fisionomia, lascia scoperto uno dei due lati della calzatura, in genere quello interno per far vedere il sensuale arco plantare. Alcune volte ha ambedue i fianchi aperti scoprendo i lati del piede e con la punta aperta facendola assomigliare ad un sandalo.
Fedele a se stessa, elegante e raffinata si può trovare sia con tacco molto alto che quasi rasoterra ma in ogni caso è sempre una calzatura impegnativa da indossare. La punta e il tallone non avendo soluzione di continuità sono causa di scarsa tenuta del piede.
Infatti come ogni décolleté l'estremità è trattenuta dal binomio punta-tallone e i fianchi della calzatura servono a conferire rigidità e aderenza nell'insieme. Mancando uno o due lati la stabilità è compromessa.
Le d'Orsay se economiche saranno troppo rigide per camminarvi quindi offriranno poca aderenza e tenderanno a sfuggire da dietro, mentre calzeranno alla perfezione se costruite di buona fattura e con la maestria che si conviene.
I produttori hanno comunque sopperito al problema aggiungendo al modello originale dei cinturini, i quali trattenendo il collo oppure la caviglia del piede permettono d'indossare questo fantastico modello con più facilità.
Purtroppo questo escamotage è a discapito del colpo d'occhio che una décolleté deve dare, cioè la continuità della gamba per far slanciare la figura e far sembrare tutte più alte.
Marcellacd ha scritto:bellissimo post, mai avrei pensato che certe scarpe esistessero gia nell'800.
Buongiorno,
grazie mille del complimento.
Credo che un oggetto se nasce con forme pulite, buona funzionalità e discreta praticità d'uso possa tranquillamente superare indenne i decenni.
Naturalmente sarà influenzato dalle mode passeggere, aggiornato nella tecnologia ma sarà sempre fedele a se stesso diventando un classIco o evergreen che dir si voglia.
Un esempio totalmente slacciato dal contesto calzature? Pensa alla classica lampadina da 60w del '900. Sempre uguale! Per i vari neon, lampade a scarica, alogene, risparmio energetico fino al led non c'è stata storia.
Alla fine sono sempre ritornati alla forma della vecchia cara lampadina ma con un cuore più performante.
Ma non divaghiamo, le décolleté hanno dettato legge e penso che lo faranno per molto tempo. In ogno modo ho ancora qualcosa da raccontar su di esse!
Il suo successo? Tante belle qualità e due madrine.
Décolleté Mary Jane
All'inizio del XX secolo le classiche calzature infantili erano ben definite: tacco basso quadrato per una postura corretta, punta arrotondata per un maggior comfort, pelle lucida nera o vernice, un cinturino sul collo del piede con un sol bottone o un fermaglio per permettere un'aderenza al piede senza eguali.
Le caratteristiche erano: flessibilità, morbidezza e leggerezza. Tutto questo era d'aiuto al bambino a muovere i primi passi.
Una calzatura essenziale, pratica e di larga diffusione la quale era generalmente indossata con delle calze bianche da ambedue i sessi. Il suo nome? Bar shoes, ma vengono chiamate anche bebè, bébé e baby.
Le bar shoes sono nate nell'800 indossate dai bambini per le loro indiscusse qualità, ma anche dalle giovani donne in ogni occasione. Confezionate in pelle morbida con colori che riprendessero il vestito da sera venivano utilizzate anche nelle serate da ballo.
Nel 1902 un fumetto creato da Richard Outcault ha come protagonisti Buster Brown e la sua sorellina Mary Jane.
La quale, naturalmente, indossava le scarpe in voga allora. Così il suo nome fu dato a questo tipo di calzature, le quali iniziarono a diventare a poco a poco di uso sempre più femminile. In seguito il personaggio fu adottato dalla Brown Shoe Company un grande calzaturificio del Missouri (USA) che pubblicizza il prodotto con i personaggi del fumetto.
Infatti Mary Jane, nonostante sia utilizzato da tutti i produttori, è un termine legalmente registrato dalla compagnia.
La spinta definitiva verso la connotazione femminile fu data da una bambina prodigio, Shirley Temple sfoggiandole nel cinema e in tutte le sue attività.
Negli anni venti le Mary Jane vengono utilizzate dalle donne che respiarano anticonformismo e modernità poichè rievocano la gioventù. Infatti si è alla ricerca della freschezza giovanile e della spensieratezza del periodo scolastico che evoca semplicità nell'estetica con linee sottili essenziali ma slanciate. Proprio quest'ultimo inizia a delineare la nuova Mary Jane verso un nuovo cambiamento, un tacco più alto e affusolato con una tomaia composta da materiali pregiati come seta, raso.
Le scarpe nate come come calzatura infantile negli anni '40 erano diventate simbolo di femminilità, acquisendo forme sempre più sensuali ma sempre con un'aria sbarazzina donatole dal cinturino sul dorso del piede. Utilizzate indifferentemente dalle donne per cerimonie e occasioni formali. Nel contempo non perdono anche il loro utilizzo fanciullesco e ancora oggi esse sono ancora considerate scarpe classiche per le bambine, da indossare a scuola e nel tempo libero.
Negli anni '60 ritornano e dilaga la moda della scarpa da bambina. Questa volta in modo differente, negli anni della rivoluzione alla innocente Mary Jane dei giovani viene dato anche un significato politico/sessuale nonchè di ribellione al sistema.
Oggi la versione per adulti può esser flat, con un tacco medio o addirittura dotate di plateau e tacco a stiletto. La moda ha, nel tempo, variato anche il numero dei lacci nonchè il bottone che può aver qualsiasi tipo di fermaglio. Anche la sua posizione varia, sul collo del piede ma anche sul dorso o addirittura più basso vicino alle dita.
Ma in una cosa le Mary Jane non hanno mai cambiato, facilità nell’indossarle, vestibilità e comfort.
Alla ragazza piace ballare... "bueno" disse Tex Willer
Décolleté T-Bar
Il termine "Bar Pump" indicava le scarpe di moda degli anni '20, racchiudendo molti tipi di scarpe con il tallone chiuso ispirate alla moda francese con un tacco da 5 a 8 cm. I modelli di scarpe più popolari erano: Mary Jane, T-strap, Pumps, Oxford, Galoshes e Saddle nei classici colori nude, nero, oro e sfumature d'argento.
Nate nei primi anni venti queste calzature sono molto simili alle Mary Jane, infatti molti le chiamano erroneamente con lo stesso nome, facendo parte entrambe della stessa famiglia.
Le scarpe "Strap pump" erano nello specifico le scarpe molto appuntite, per poi arrotondarsi verso la metà degli anni venti e diventate quasi quadrate alla fine del decennio, ma sempre dotate di uno o anche più cinturini trasversali sul dorso, longitudinali, incrociati in un motivo a X, ma anche sulla caviglia del piede
Le T-bar hanno una striscia longitudinale al centro del piede che parte dalla punta della tomaia e si collega al cinturino trasversale sul collo del piede formando una "T" facilmente riconoscibile. È proprio grazie a questo cinturino a squadro che prendono il nome T-Bar Shoes oppure Sally Pumps T-Strap.
Il termine T-Bar comunque viene associato anche a calzature diverse come connotazione. Infatti le ritroviamo come modello per l'infanzia ma anche prettamente femminili e più leggere come i sandali, ma sempre con la caratteristica del cinturino a T.
Erano fatte di materiali diversi, a seconda del loro utilizzo all'interno o all'esterno.
Le scarpe da esterno erano destinate principalmente per camminare o per lo sport, realizzate in pelle di vitello, lucertola, alligatore o capra. Toni morbidi o vernice lucida erano entrambi utilizzati sia per il giorno che per la sera.
Le scarpe da interno erano calzature più eleganti, per lo più indossate durante le feste, fatte di raso, pelle di agnello o di gros grain, spesso erano ornate di fili di lillà, perline o ricami speciali che riprendono motivi asiatici o greci con anche tacchi dipinti a mano in oro e argento.
Il cinturino a T permetteva alla scarpa di rimanere aderente, era generalmente sottile il che regalava al modello una sensazione ancora più delicata nella calzata e più elegante alla vista mostrando il più possibile il piede.
La loro caratteristica principale le rendevano perfette per il movimento, regalando un'aderenza al piede superiore rispetto alle Mary Jane in concomitanza di un tacco non troppo alto e non troppo sottile, una base non eccessivamente larga ma comoda per favorire l'equilibrio. Una punta arrotondata oppure spuntata ma anche a sandalo le rendevano ottimali per le performance di ballo.
Lo stile di quel periodo era libero, così come l'ascesa del jazz e della danza americana. Quindi anche lo stile nell'abbigliamento era comodo e fanciullesco, ma ben definito e assolutamente stravagante.
Sono ancor oggi molto utilizzate nelle sale da ballo, infatti vengono anche chiamate ballroom shoes se costruite con caratteristiche ben precise: flessibilità e morbidezza immediata dei pellami, tacco medio per camminare e danzare in punta di piedi e suola di materiale personalizzato a seconda della pista da ballo.
Sempre eleganti nello stile retrò sono molto femminili e chic. Ogni tanto la moda si ricorda di loro e le ripropone nel tempo. Hanno avuto parecchie varianti come ad esempio i fianchi aperti come le décolleté D'Orsay e il cinturino posteriore che passa sopra al tallone del piede scoperto. Ma non sempre erano soluzioni ottimali, infatti quest'ultima dava problemi di stabilità e per questo venne aggiunto un cinturino alla caviglia.
Un décolleté d'orsay con il tallone aperto e un cinturino alla caviglia a Y, quasi un sandalo.
Bravo Coffee, ci fai scoprire piccole storie della moda veramente interessanti, soprattutto a noi fanatiche della scarpa col tacco...
Antonella
E' facile essere una femmina, bastano un paio di tacchi a spillo e abiti succinti. Ma per essere DONNA ti devi vestire il cervello di carattere, personalità e coraggio (Anna Magnani)
Oltre ad essere tutto molto interessante, stai facendo un lavorone.
Adoro!
Inviato dal mio spettegolefono usando i miei polpastrelli
Tanto assurdo e fugace è il nostro passaggio per questo mondo, che l’unica cosa che mi rasserena è la consapevolezza di essere stata autentica, di essere la persona più somigliante a me stessa che avrei potuto immaginare.