E qui Cristina ha pienamente ragione.
Anch'io sono un boomer, ma di pregiudizi non ne ho mai avuti, nemmeno mezzo. E almeno un buon 95% dei miei coetanei idem.
A parte forse verso chi ha dei pregiudizi...
Moderatori: AnimaSalva, Valentina, CristinaV, vernica71, Melissa_chan, Alyssa, Roby, Irene
E qui Cristina ha pienamente ragione.
Sono perfettamente d'accordo con quello che dici. Anche a me capita spesso che, in un'intera discussione, a volte venga dato risalto a cosa insignificanti tipo un termine usato male, oppure si fraintenda facilmente. Questo è perchè c'è molto buonismo diffuso, che peraltro oggi è di moda, dove si tende a rimarcare un errore più e più volte, facendo sentire in colpa chi lo ha usato.Steffi Ritzka ha scritto: ↑mercoledì 20 aprile 2022, 0:35 Essendo io l'autrice del post che ha scatenato questa discussione non potevo esimermi dal dire la mia, non prima Naturalmente di aver verificato su Wikipedia il significato della parola che ha scatenato questa discussione... che peraltro ringrazio, visto che ha fatto ottenere ad un mio post più commenti di quanto non potesse sperare... Sono soddisfazioni!. Probabilmente Il segreto sta nell'usare in maniera impropria qualche sostantivo di dubbia provenienza e di dubbio significato... Non si finisce mai di imparare!
io sono boomer e buonista. Contenta di essere della mia generazione e contenta di non essere cattivista.
Io invece un po' cattivista sono...LauraB ha scritto: ↑domenica 10 luglio 2022, 11:45 io sono boomer e buonista. Contenta di essere della mia generazione e contenta di non essere cattivista.
Semanticamente non è un problema per me questo temine, lo diventa quando si inizia a generalizzare.
...
Siamo una generazione aperta, vissuta libera, senza i tabu di oggi.
Poi come tutti puoi crescere conservatore o progressista. Puoi mantenere la mente aperta o puoi adagiarti nella ricchezza e agi raggiunti. Ecco, perche generalizzare su TUTTE le generazioni è rischioso, preferisco prendere direttamente le persone e dividerle tra "aperti" e "chiusi".
Buongiorno. Mi sono accorto d'aver fatto una svistaderroredisbaglio. Faccio parte della generazione X! É grave? -.^
Grazie mille Lella! È proprio questo tipo di “testimonianze” che mi fa piacere leggere, per capire meglio lo spirito di quegli anni. Nel tuo racconto sento nostalgia ma anche orgoglio. Quei pochi di cui parli, che “sono riusciti a realizzare la propria vita come l’avevamo sognata” sono comunque utilissima fonte di ispirazione anche oggi. Magari quei sogni matureranno e torneranno più forti nelle nuove generazioni. ChissàLellaB ha scritto:Io c’ero, ero studente alle superiori e ricordo benissimo tutto quello che la nonna in questione descrive, comprese minigonne e stivaloni che ti provocavano pericolosi rimescolamenti del sangue. E lo ricordo con una certa nostalgia.
Ancora oggi ascolto prevalentemente musica degli anni ‘70 perché è bella, varia, difficile da suonare e da cantare. Non ho avuto la fortuna di indossare minigonne cortissime, lo faccio oggi con somma gioia anche se sono ormai una nonna perché la minigonna mi provoca ancora quei rimescolamenti
Non guardavo la tv e, se volevo sentire un amico, gli telefonavo e ci trovavamo in latteria, il bar era una roba da adulti... Ebbene sì, una volta, almeno qui a Torino, esistevano le latterie che potevano servirti latte-e-menta, latte macchiato e caffè, oltre a venderti formaggi e latticini vari…
Eravamo più aperti? Forse no, ma avevamo voglia di libertà, di sentirci adulti, di non sentire più qualche genitore dirci cosa dovevamo o non dovevamo fare. Ricordo la contestazione giovanile, i mesi di sciopero degli studenti e le corse a studiare per essere promossi, col minimo, ma promossi perché avevamo sete di vita, fretta di uscire dalla scuola per diventare adulti. Per noi libertà era conquistare l’indipendenza. Avere una famiglia era importante, ma anche dipendente dal nostro sentire. Essere “diverso” era una sfida, ahimè quasi sempre perdente.
Il bigottismo c’era eccome e i bigotti erano gli adulti di quei tempi. Se eri educato in un certo ambiente, non potevi che crescere con quella mentalità e diventare la bigotta/o di oggi. Molti hanno vissuto quei tempi, ma pochi ne hanno capito veramente lo spirito e pochissimi lo hanno messo in pratica, che non vuol dire essere diventati hippy, ma essere riusciti a realizzare la propria vita come l’avevamo sognata.