La foto

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LorenaTizianaV
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Re: La foto

Messaggio da LorenaTizianaV »

Ciao Ale, complimenti per l'immagine, il soggetto e grazie per la narrazione di quei momenti.

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Ale
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Re: La foto

Messaggio da Ale »

Nel cercare l’immagine idonea per la parentesi, un po’ frivola e un po’ narcisistica che ho postato, mi sono trovata con riflessioni ben più serie riguardo certe scelte. Le foto risalgono al periodo del mio crescere anche in senso fisico, quando (ricca anche dell’esperienza maturata cogli strizzacervelli) cercavo con forza la somiglianza con corpo femminile. Prima o poi, tutti finivano con rafforzare il mio avvicinamento al genere femminile (“…altrimenti sei ogni giorno più vicina ad autolesionismo mentale…”). Così, usavo il trucco (mai eccessivo) e la scelta dei capi da indossare era quella volta al unisex ma sempre dedicato alle ragazze. Il resto era una lunghissima lista di regole da disobbedire, ma con tutta la sincerità, oggi vedo tutto come un grosso fagotto di paure temporaneamente allontanate con comportamento trasgressivo. Solo ragazze mi accettavano con sincerità, mentre il mio genere anagrafico (e in parte anche biologico), in modo ipocrita faceva finta di non notare, o talvolta assumeva le vere forme di avversità. Ma poi, si convive con tutto. Sono arrivata al punto di auto considerarsi contenta e sodisfatta, ed è solo recentemente che ho scoperto che sono forse un po’ più sola del voluto, e un po’ più incerta sulle preferenze che ho adottato (la fonte della mia grafomania?). Quando per caso (tempo fa!) avevo scoperto questo spazio, era bello costatare l’assenza di volgarità e regnante stupidità, e ho trovato anche il chiaro timbro delle incertezze disseminate in tanti sentieri del nostro labirinto Borgesiano, dal piacere dell'essere diverse fino alle decisioni assai serie di traghettarsi sull’altra riva senza possibilità di ritorno. L’unica tasca mancante era (forse) quella mia, esperimento beffardo di qualche Dio che nel plasmarmi, aveva omesso qualche regola ormonale, lasciandomi un po’ naufraga ed asessuale sula riva della vita. Eccomi qui per colmare questa mancanza di topic. Ho aperto quel bauletto di Pandora in un capitolo non appropriato e senza aspettare troppe risposte, ma sentivo il bisogno…
A Cristina: Bell’abbinamento con Battisti (magari!), era una delle cure preferite dell’anima quando ero più giovane.
A Lella: Grazie cara, ma ricordati che le foto nascono con intenzione di rappresentarci in edizione migliore. Overall, I don’t think I was that attractive.
Ultima modifica di Ale il venerdì 19 agosto 2022, 18:11, modificato 2 volte in totale.

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Re: La foto

Messaggio da Ale »

LorenaTizianaV ha scritto: venerdì 19 agosto 2022, 9:26 Ciao Ale, complimenti per l'immagine, il soggetto e grazie per la narrazione di quei momenti.

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Grazie cara!

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Io, (e) Giulia
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Re: La foto

Messaggio da Io, (e) Giulia »

E, invece lo eri, aldilà dei "miglioramenti" che la ricerca dell'attimo fotografico, sicuramente, permette.
Ti faccio riflettere su una caratteristica, intrinseca, dell'essere femminile e della relativa psiche:
Una Donna non è mai, pienamente, soddisfatta, del suo aspetto, dell'immagine che lo specchio Le restituisce; è una continua ricerca della, irrangiuggibile, perfezione, in un parossismo che La fa soffermare sui difetti (...molto spesso inesistenti o ingigantiti) e che non Le permette di, pienamente, apprezzare, i Suoi, veri, punti di forza.
Di contro, l'uomo, guardandosi, tende a sorvolare sui difetti ingigantendo i, presunti, pregi.
(Il tutto con le dovute eccezioni....).

È vero, in questo forum, c'è molta attenzione, umanità, coerenza, empatia, serietà, signorilità e intelligentia (...e per chi vuole anche affetto), che "spinge" ad aprirsi, a volersi raccontare.

Giulia.....che Ti ringrazia dell'esaudito desiderio ..... e che spera che Tu Ti senta "un po meno sola"

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Re: La foto

Messaggio da Ale »

Cara Giulia, da giovane ho imparato che certi accumuli di difesa prefabbricati mi hanno fatto più male che rimanere battagliera e polemica. Questo mi ha servito anche per poter uscire dal limbo dove appartenevo per la mia incerta natura, ammesso che accettare qualsiasi forma del genere era programmato nella mia esistenza. Mi sentivo ragazza, ero ragazza e volevo esserci ancor di più, ma tutto diventava evanescente quando mi denudavo davanti allo specchio. Il vecchio proverbio così spesso citato da Bierce diceva: “Quando uno si guarda a lungo nudo nello specchio, alla fine vede il diavolo”, ma a me rivelava che il diavolo assumeva sempre la forma dei miei attributi maschili, e nulla entro i limiti della normalità poteva mitigare quell’effetto. Certo che la domanda: Perché questo succede proprio a me? mi assaliva costantemente, ma la risposta la cercavo (e trovavo) solo nell’identificarmi nella mia parte femminile sentendomi bene e all’agio solo con la mia canottiera di seta, reggicalze e tenero tocco sulla pelle delle velate calze di nylon, nella scelta delle mie penny loafer e pantaloni con taglio femminile. Mi sentivo anche confortata e rassicurata dai tanti pareri scientifici offertimi dai vari psicologi e psichiatri che all’epoca hanno cominciato a trattare il problema nella sua natura vera, e in contrasto con le ancora vigenti regole sociali. Testardamente ostentavo le mie piccole conquiste da “femminuccia” quasi fossero la legittimazione del mio vero essere, in perenne battaglia a resistere alla vera essenza del problema, che mascheravo con varie pretese scientifiche (o pseudoscientifiche), ma che tutte finivano rigorosamente nella dedicata pigrizia mentale, la vera toccasana del mio disordine esistenziale. Avevo escogitato un sistema protettivo che consisteva nello scegliere l’entourage solo fra la gente che mi accettava com’ero, o faceva finta di assoluta normalità nei miei confronti. Nel campo professionale mi aiutava la conoscenza del mestiere e una certa costanza, e non ho mai esperimentato nulla di negativo. In fondo il mio lavoro era maggiormente la routine e aveva solo parvenza dell’arte. Da quei tempi, tante conoscenze e poche amicizie. Tutto sommato, navigavo senza grosse tempeste però, qualche disfunzione del mio sistema era visibile. Ero donna solo a metà, glabra di natura ma privata di essenziali attributi femminili, ero anche privata dalla parte sessuale della vita, un’esemplare di monaca di clausura in aperto contrasto con il proprio vivere, nonostante il mio interesse ad avere un maschio accanto era puramente accademico. Il fatto di essere disinteressata per il genere maschile, mi abbia elevato all’ideale confessionale e spalla da piangere per tutte le mie amiche, ma mi ha messo anche in posizione di essere unica che non aveva nulla da condividere della vita emotiva. In quel periodo ho provato a vivere con le gonne e tacchi alti, ma anche questo, essendo 1.80, mi metteva in situazioni ridicole, e così sono ritornata alle scarpe basse. Ero diventata Ale, miglior amica di molte che sposandosi andavano per le proprie strade, e con impegni della vita coltivavano sempre di meno i “vecchi tempi”. E così il tempo passava, un po’ come il Tevere sotto i ponti, che rimane unica certezza romana. Prima erano gli anni, poi decenni e poi non si contava più neanche. Dio sa se ho cercato di fuggire! Ma è inutile, le ombre, il sole, ed il celo di Roma sono un sentimento per sempre fermo, portato dentro con l’aria che abbiamo respirato qui, avvitati tra la terra e il firmamento nei nostri ricordi diventati dolce carcere della nostra presenza. E’ quell’immagine che prima o poi ci riporta puntualmente a contemplare da recluse speciali, il fiume che cammina lento sotto il ponte Milvio, onorandoci di nuovo, malinconiche e incerte, con più anni e meno illusioni nel bagagliaio.
Dici che da donne abbiamo sempre approccio critico verso la propria immagine. È vero ma è altrettanto vero che la preferenza dell’immagine da presentare segue la precisa scelta dell’angolo, luce e stato d’animo migliore. È più forte di noi. Non mi lamento e non penso di essere stata impresentabile (sacra vanità!), ma è anche vero che in seguito ho assunto più somiglianza con l’avatar, puntando sull’ambiguità. Poi le cose andavano a ondate. Da invecchiata, passo immancabilmente da signora, ma l’immagine è quella che mi evito per strada o faccio finta di non conoscermi (sacra vanità atto II!).

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Re: La foto

Messaggio da Ale »

Ripensando al comento di Cristina, riguardo certe somiglianze, ammetto che la foto del primo avatar scelto, non mi presentava fedelmente. Ho trovato l’altra foto scattata nello stesso corridoio con qualche ora (o giorno) di differenza, ma di qualità migliore e molto più fedele al mio aspetto di allora. In questa che ho scelto per avatar, la mia natura maschile risulta preponderante. In quel periodo (1982) lavorando quasi in permanenza (Cinecittà), vestivo in modo più possibilmente neutro, ma non nascondevo la mia tendenza di appartenere al genere femminile. Ho cambiato l’avatar e metto a confronto anche la foto precedente (l’ingrandimento maggiore e un obiettivo di scarsa qualità l’hanno fatta poco fedele e leggibile)
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Re: La foto

Messaggio da CristinaV »

Spesso sento dire che la fotocamera è meglio dello specchio perchè non mente.
Le tue due immagini dimostrano il contrario, ottica e luci differenti danno addirittura la sensazione di una diversa forma del viso.
Comunque il nuovo avatar mi piace di piu.
La mia esistenza, si rifà a quei buoni vecchi jeans: Chi mi ama mi segua.

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Re: La foto

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Cara Cristina, la risposta da professionista. Obiettivo, nonostante il nome, rimane attrezzo ideale per alterare la realtà, quando esce dal proprio “range”. Quando sono fuori proprio campo d’impiego, deformano e come! Quelli che descrivono la scena ripresa con “obiettività”, sono nel campo del formato 24x36 (parlo di vecchie divisioni), cosiddetti “normali, cioè, 40-55 mm, o per ritratto vero e proprio da 85-115 mm (teleobiettivi da ritratto), poi nel campo medio (6x6, 6x9) quelli senza deformazione sono dal 85-120 mm con valori crescenti nel campo grande (da 9x12 in su) ma le camere di grande formato all’epoca erano di solito munite con soffietto per la correzione della deformazione. Sistemi grossi (Cinar, Linhof, Playbell ecc. avevano il sistema cardanico di regolazione che permetteva ogni correzione immaginabile. Spesso, obiettivi con lo zoom economici che per comodità equipaggiavano le camere 24-36 (quelle più comuni), producevano distorsioni e deformazioni che per gli snapshots erano tollerabili, ma talvolta davano immagini poco veritiere. Era certamente il caso della foto che ho sostituito, notando che neanche l’altra passerebbe un esame severo. Quelle sono state scattate vicino al lab dove lavoravo, (ne ho trovate alcune fra le vecchie foto) ma non ricordo l’autore. Comunque, quella scelta per avatar la trovo utilizzabile visto che rimane abbastanza fedele. Oggi, le camere digitali hanno valori diversi, gli obiettivi sono generalmente molto più potenti per quanto riguarda la sensibilità, ma le immagini risultano meno precise per ingrandimenti limite (eccezioni sono le camere professionali con sensori grandi e pixel di maggiori dimensioni, che costano una fortuna). Spero di non averti annoiata con questa spiegazione, che comunque rimane solo sommaria.
P.S. Ho potenziato leggermente il contrasto sull'avatar, e lo trovo meglio. Comunque vira verso la foto precedente di scarsa qualità. Quella era "ghostly" e con grana grossa, ed è vero che sembra quasi un'altra persona. Complimenti per l'occhio!

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Re: La foto

Messaggio da CristinaV »

Ciao Ale, non mi hai annoiata, mi hai riportata ai miei anni"70.
Quando ripenso agli scatti in B/N fatti con le ilford ad alta sensibilità processate in casa, mi viene da piangere, quelle si che erano fotografie!
La mia esistenza, si rifà a quei buoni vecchi jeans: Chi mi ama mi segua.

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Re: La foto

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La FP4 è stata la migliore pellicola mai realizzata per scatti in B/N. Esisteva anche in 120 e220 per medio formato. Una meraviglia! Poi certi trucchetti nello sviluppo (raffreddando per esempio processo) davano risultati spettacolari. Che bello ricordarsi dei vecchi tempi!
Un abbraccio

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