Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

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Nathan
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Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

Messaggio da Nathan »

Una migliore lettura con formattazione e immagini QUI
https://progettogenderqueer.wordpress.c ... nita-sana/
Testo del mio evento come relatore chiamato "UOMINI DALLA PARTE DELLE DONNE" per i Verdi di Milano



Cosa si intende per Mascolinità Tossica
“Maschile Tossico” è un concetto relativamente recente, che cerca di togliere l’accezione negativa, portata avanti da alcuni femminismi del passato, del “maschile”, e riconducendo il problema a quando il maschile è “tossico”.
Si parla di maschile “tossico” quando una persona di sesso o genere maschile ricalca gli stereotipi maschili veicolati da una mentalità patriarcale, sessista, omotransfobica e binaria.
La “tossicità” del maschile “tossico” non è un problema solo per le donne o gli uomini non conformi (ad esempio, gli uomini LGBT ma non solo), ma si considera vittima anche quel tipo di uomo, di solito eterosessuale, che cresce convinto di dover incarnare il ruolo di genere maschile tradizionale, evitando di apparire dolce e sensibile, dovendo per forza apparire interessato a tutte le donne, sentendosi in dovere di fare battute sessiste, omofobe e transfobiche per non “rischiare” di essere considerato un “mezz’uomo”, un uomo gay, o comunque un “maschio beta”.
Questo ruolo sociale, che viene inculcato genera sicuramente un privilegio sociale, ma anche una fatica a mantenere sempre alta la “performance”, per non rischiare l’esclusione dal branco e il passare, immediatamente, anche solo per una défaillance, dalla parte del “vero uomo” alla parte di tutte quelle tipologie umane che vengono prese in giro dal “vero uomo”, essendo oggetto di scherno e dileggio.

Esiste anche il Femminile Tossico?
Si parla, anche se molto meno, anche di “femminile tossico”, per indicare le donne che ricalcano gli stereotipi femminili, il ruolo sociale femminile stereotipato e socialmente accettato, perseguitando chi non incarna questa espressione: madri che perseguitano le figlia, diventando infine una “voce interiore” disapprovante, anche quando le figlie sono adulte, ma anche la collega di lavoro che guarda con sufficienza o dà consigli non richiesti alla collega poco “femminile” per scelta.
Si tratta di donne che diffondono una cultura binaria ed eteronormativa secondo cui la donna, “ovviamente” eterosessuale, per essere valida, debba puntare tutto sull’estetica, la femminilità, e le capacità seduttive sul maschio, perché quello è l’unico modo per avere potere e prestigio, e se insegue la realizzazione in altro modo, scavalcando l’approvazione sessuale del maschio, o la sua accondiscendenza, aderendo totalemente al ruolo femminile imposto dalla società, di seduttrice prima, di madre e moglie dopo, non è una “vera donna”.
Anche il “femminile tossico” è legato alla mentalità patriarcale e binaria.

Ma cerchiamo di riflettere: esiste una “viriltà” positiva?
Nella lingua italiana, virilità assume diversi significati, sia dal punto di vista fisico, che dal punto di vista psicologico/sociale. Dall’encliclopedia Treccani, leggiamo che uno dei significati di Virile è “La qualità propria dell’uomo forte, sicuro di sé e risoluto, coraggioso, che si manifesta nelle sue azioni”, qualità che potremmo associare all’eroe, al “vir” Greco-Romano.
Si può parlare di qualità “negative”? Possiamo dire che queste caratteristiche sono “proprie” solo della persona di sesso, o di genere maschile?
Una donna non può essere “sicura di sé, risoluta, coraggiosa”? E’ forse obsoleto associare queste qualità ad una parola la cui radice è la parola latina “vir”, che significa uomo?
Sono un attivista antibinario da sempre, ma ho sempre chiarito che l’espressione individuale delle persone può anche essere aderente al binarismo, sia estetico che comportamentale, se quelle persone stanno bene, e se non opprimono gli altri.
In pratica, sto dicendo che non c’è nulla di male ad essere Marilyn Monroe o Arnold Schwarzenegger, se poi si fa parte di quel meccanismo che afferma che queste sono le uniche manifestazioni estetiche e comportamentali legittime.


Riguardo agli uomini LGBT, come si relazionano col maschile, tossico e non?
Velatismo e maschile tossico

Pensiamo ai tanti uomini gay e bisessuali che scelgono il velatismo sociale (gli stessi che si arroccano in una performance stereotipata maschile e che si iscrivono sulle app gay definendosi “insospettabili”), e, come tanti uomini “beta” eterosessuali, decidono di assecondare le pressioni sociali che li vogliono “uomini” a tutti i costi. Se passa una bella ragazza, questi uomini si sentiranno obbligati a fare un complimento, magari pecoreccio, se è presente un “presunto maschio alpha”, che osserva e giudica. E, forse, sarà più il gay/bisessuale velato che avrà voglia di aderire a questo spettacolino, che magari l’uomo “beta” eterosessuale, che porta avanti valori progressisti, e si opporrà a questa pantomima.
Lo stesso vale per quegli uomini transgender che hanno ormai cambiato i documenti ed acquisito un passing che li rende indistinguibili, esteticamente, da un maschio “nativo”.
Nel film “Romeos”, il protagonista, uomo ftm, perde il suo “packer” (protesi genitale) e i maschi, ad una festa, lo lanciano allegramente chiedendosi di chi è. La sua amica donna, sapendo che è suo, ammonisce gli amici di tanto sessismo stupido, ma il ragazzo, per non essere sospettato, si unisce al clima pecoreccio, deludendo l’amica femminista.
Allo stesso modo, alcuni uomini ftm, soprattutto eterosessuali (attratti da donne), performano un maschile tossico, prendendo le distanze, ad esempio, dall’omosessualità (anche dagli stessi “fratelli” ftm gay), ebbri dell’euforia di genere dovuta al passing.

E l’uomo LGBT “dichiarato e risolto”? Ha il “dovere” di essere migliore?
Parlando invece di chi è un uomo LGBT (uomini gay, bisessuali, pansessuali, persone transgender di identità maschile o non binary), ma è interiormente risolto, come può fare tesoro della sua diversità per “costruire” un maschile sano?
Un uomo LGBT può essere virile quanto un uomo “cishet” (cisgender ed eterosessuale). L’orientamento sessuale o l’essere nati in un corpo non maschile non comportano una maggiore sensibilità, o predisposizione a comportamenti che vengono considerati “femminili” da stereotipo. Ed è per questo che un anno fa ho “ammonito” la Bignardi, che considerava “migliore” l’attivista ftm Gianmarco Negri “a causa della sua origine femminile”, chiarendo poi che tali elogi di mascolinità sana vengono rivolti anche agli uomini “gay”, considerati “sensibili e profondi” in automatico, solo perché attratti dagli uomini.
E’ importante, quindi, dire, che un percorso di vita “diverso”, che comporta un’accettazione di una diversità dalla norma eterosessista, e un processo di rivendicazione di cittadinanza, in un mondo che “prevede” e “include” altri tipi di maschile, può rendere l’uomo LGBT un uomo migliore. Tuttavia, è importante chiarire che questo non sempre accade, e non va preteso dagli uomini LGBT, e che pretenderlo, o aspettarselo, è comunque una forma di discriminazione “al contrario”. L’uomo lgbt non è per sua natura “migliore”.
E’ poi il ruolo dell’attivismo che combatte binarismo ed eteronormatività “ispirare” gli uomini LGBT, fornire spazi di confronto, laboratori (come quello che ho organizzato con l’allora Milk Milano, Ripensare il Maschile – mascolinità xx e non binary, ma anche altri, aperti a uomini cis, gay, bisessuali, o eterosessuali che si stanno mettendo in discussione), in modo che possano, tramite il confronto e l’autocoscienza, elaborare modelli più evoluti di mascolinità sana.



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LauraB
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Re: Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

Messaggio da LauraB »

Queste cose le ho toccate con mano con la transizione. Perfino quando faccio manovra oggi trovo fior di "tipi" che pensano che non sappia parcheggiare.. eppure sono sempre la stessa a giudare, non sono diventata imbranata con gli ormoni..


Il problema è che una società che si azzoppa, tenendo in disparte una sua metà, è una societa in difficoltà. potrà arrivare su marte, ma avrà problemi a trovare un fasciatoio in un ristorante del pianeta terra.

Quello che manca è l analisi maschile, la capacità anche solo di vedere queste disparità. Fino a che il genere maschile non si mette in discussione e non trova delle soluzioni, sarà dificile arrivare a dei risultati.

E' che il genere maschile non si rende conto di avere un problema, e questo è grave.

Concordo sul discorso lgbt, ci sono ancora visioni non allineate alla realtà, un mio amico in settimana ha scritto la stesa cosa.. credo che una parte del problema sia legata anche ai media.
Laura Bianchi

Celeste

Re: Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

Messaggio da Celeste »

Sono cose interessanti e ci sono tanti aspetti.

Una cosa però non mi torna. Per me un uomo "alfa" in realtà avrebbe maggiori vantaggi se circondato da individui "beta" che gli siano fedeli, se invece tutti gli uomini fossero "alfa" lotterebbero continuamente tra loro. Posso capire che molti uomini vorrebbero essere "alfa", però chi lo è veramente avrebbe più vantaggi a gestire il potere creandosi una cerchia di persone gregarie.

A mio modo di vedere il maschio omofobico si comporta così perchè ha dei problemi con ciò che non vuole vedere e/o ha un bisogno compulsivo di un ordine unico di cose. Però una persona che veramente ha potere credo che lo gestisca in modo più calcolatore, l'intolleranza la vedo invece come qualcosa di irrazionale, mi sembra più una paura isterica.

Penso inoltre che l'incoraggiare certi aspetti negli uomini come il coraggio e il disprezzare altri aspetti come la sensibilità, derivi da strutture gerarchiche del passato portate alla conquista. Ad esempio un individuo "alfa" nell'antichità se era circondato da uomini forti, ma rigidamente sottoposti a lui, allora poteva contare su un esercito utilizzabile a suo piacimento. Però questo poteva avere un senso all'interno di una gerarchia che punisse severamente qualsiasi rivolta contro il capo, oggigiorno mi sembra una cosa anacronistica almeno nella nostra società, perchè non ci sono continue guerre tra signori assoluti. Attualmente non c'è un'esigenza di violenza per avere potere, il potere è più facile ottenerlo con altre armi come la persuasione, la strategia, il saper crearsi delle alleanze... insomma cose che hanno un certo peso in politica e nel mondo della finanza.

Poi mi viene da pensare che, forse, il bisogno di scoraggiare una certa dolcezza/delicatezza nell'uomo abbia anche il senso di non mettere in cattiva luce gli uomini che basano la propria vita sull'acquisire potere. Credo che una cosa simile sia avvenuta tra romani antichi e cristianesimo: all'inizio il cristianesimo poteva far paura perchè dava più importanza all'amore e rischiava di mettere in cattiva luce i romani conquistatori. Poi invece una volta che il potere lo ha fatto proprio, si è cercato di trasformarlo, per farlo diventare a sua volta uno strumento di controllo sulle persone. Quindi si è cercato di inserire logiche di potere all'interno di qualcosa che in origine dava importanza solo all'amore universale, che era un valore davvero temibile per chi invece voleva sfruttare il prossimo, e magari voleva anche che la sua persona venisse adorata come una divinità.

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Re: Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

Messaggio da Nathan »

Ciao Celeste, dici cose molto interessanti e temo che tu non sia più iscritta.
Mi dispiace non aver visto l'intervento e aver risposto così tanto dopo. Spero che tu mi stia leggendo.

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Re: Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

Messaggio da LauraB »

No, celeste è scomparsa anni fa, almeno in presenza qui. che poi legga, visto che è in chiaro, puo essere, ma non puo piu rispondere
Laura Bianchi

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Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

Messaggio da Loretta »

Su questo tema, mi sono imbattuta tempo fa in questo articolo:

https://www.boredpanda.com/men-dont-lik ... sculinity/

Si sostiene che la “mascolinità tossica” sia sostanzialmente misoginia. Gli uomini sarebbero condizionati a sviluppare - spesso inconsciamente - un vero e proprio odio nei confronti delle donne e di tutto ciò che è femminile.

Voi che ne pensate?
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Re: Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

Messaggio da LauraB »

La definizione corretta è patriarcato, cioè una società a misura di maschile e pertanto negata alle donne.
dalla vecchia idea (era legale) del capofamiglia uomo , al divieto di divorzio ( abbandono tetto coniugale, c era la prigione..) alla mancanza di poter fare certi atti amministrativi, passando dalla mancanza del voto fino al 1946.
Sparite le leggi inique e assurde (fatte da soli uomini) restano le abitudini, consuetudini che ancora bloccano la parità.
Non si arriva quasi mai all'odio, ma a una forma inconscia di superiorità che è pratica, reale.
Questo maschilismo E' interiorizzato dalla popolazione maschile, che per abitudini non se ne rende conto, ma anche ancora da troppe donne.
Il recente monologo del 1 maggio sulle declinazioni mette in luce che per avere qualcosa bisognerebbe rinunciare a altro. Ma è un diritto sia il lavoro sia il termine. Considerato che il secondo non richiede altro che mettersi a correggere delle scritte, dei documenti, a costo zero, ma piu impegnativo evidentemente a livello mentale, considerato che spesso si sente " ci sono cose piu importanti" quando chi te lo dice è gia a posto.

C è un aspetto invece pericolosissimo, ed è il fenomeno incel, dove l odio verso le donne si mescola al possesso diarmi e all'idea di dover "fare giustizia". In italia finora c è stato solo un caso dove il tipo è finito in galera, in Usa è piu diffuso proprio perche si abbinano armi da guerra a menti labili, ed è sfociato in alcune stragi.
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Re: Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

Messaggio da Loretta »

Nell’articolo segnalato prima, c’è una riflessione - oltre alle normali considerazioni sul patriarcato - che trovo interessante:
“… il modo in cui la nostra società insegna ai ragazzi a "diventare uomini" non è dire loro come essere uomini. È spesso solo un insegnare loro come non essere donne. (…) E lo strumento utilizzato per implementare questo tipo di comportamento sociale, per allontanarli dal “femminile”, è la vergogna. (…) E non puoi pensare di passare tutta la vita a sentirti dire che la cosa peggiore che ti potrebbe capitare è essere come una donna, e aspettarti di amare le donne alla fine.”
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Re: Sul maschile tossico, sulla virilità, e su nuovi modelli di mascolinità sana

Messaggio da Nathan »

davvero molto interessante

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