il mio coming out (prima parte)

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marinamtf
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il mio coming out (prima parte)

Messaggio da marinamtf »

ciao a tutte,

io ho un amico del cuore... e questa è la mia lettera di coming out.
Mi è costata fatica scriverla perché è un amico dei tempi del liceo che mi conosce da 35 anni, dai tempi del mio diario.

La copio qui come spunto di discussione per una transizione e sulle motivazioni, spero possa far piacere:

ciao,

allora, non ti tedierò con descrizioni di come da piccola
volessi il grembiule bianco rispetto al nero. Però lo stesso mi
sento di doverti una spiegazione del mio gesto visto che,
apparentemente, tu mi hai conosciuta come Lino, "normale"
(diciamo così), maschio eterosessuale, anzi, fin troppo, nel
senso che al liceo mi "sgridavi" per essere farfallone e
rincorrere troppe gonne.

E poi, insomma, una donna l'ho anche sposata e ho fatto
due figli, quindi "là sotto" tutto funziona. Tuttora sono insieme
con una donna, anche se, come immaginerai, non è semplice far
combaciare e la nostra relazione è diciamo ancora "in prova",
visto che lei, naturalmente, continua a vedermi come Lino
effeminato, non Marina.

Tuttavia un po' di preambolo te lo devo fare e, per far
questo, ti devo dare dei particolari un po' intimi. Una trans non
nasce come dice la TV con il bel bozzolo di un bruco che diventa
farfalla; è più un processo sporco di riciclo di traumi,
spazzatura infantile, misto di vergogna e paura, desiderio e
invidia, sesso e castità, perversione, religione, voglia di
normalità e mancanza di contatto.

Non pensare a fare una trans come fai una torta con tutti
gli ingredienti puliti, pensa a fare una trans con del compost
che digerisce tutte le cose più immonde e fa un bel terriccio
dopo... ma le cose immonde... purtroppo... ci sono. O anche a
fare un bel wurstel... o un bel panino del Mc Donald's. E' tutto
buono, saporito, ma se vedessi come sono realmente fatti in
fabbrica quegli hamburger vomiteresti per mezz'ora.

E' qui il punto cruciale; ci sono poche, fortunate, trans
che lo sanno da quando fanno la cacca nel vasino. "sono una
femminuccia" dicono alla mamma incredula e fin dall'asilo si
pitturano le unghie con i pennarelli e stanno con le bambine. Per
loro diciamo la diagnosi è fin troppo chiara, semplice, giocano
con le Winx e neanche per un secondo pensano di diventare
astronauti o scienziati. Come si dice in gergo sono "gender
conforming", stanno al loro posto, sognano l'abito bianco e il
principe azzurro come tutte. Noi altre trans le invidiamo come le
donne normali invidiano le loro simili che entrano in una 42 e
hanno una terza di seno.

Donna è invidia, non te ne sei mai accorto? Penso di sì.
:) O, meglio, l'invidia è donna; se sei stato al sud vedrai tutte
le cure per il malocchio, i rimedi, gli scongiuri, un occhio
girato di una donna, ti assicurano ha un potere enorme, può far
seccare una pianta e togliere il latte ad una puerpera; mia nonna
girava sempre con una chiave di ferro nel reggipetto da toccare
in caso di bisogno e se faceva il pane non voleva nessuno in casa
e se entravi per necessità dovevi dire "San Martino" e lei ti
doveva dire "Benvenuta". Guai se non rispettavi il rito.

E noi trans, ovviamente, prendiamo tutti i pregi e i
difetti di questo genere, tra cui, ovviamente, l'invidia. Anche
io avrei voluto una storia così lineare, semplice: che bello, so
dall'inizio dei tempi di essere donna, fatemi transitare prima
che mi cresca la barba e mi scenda la voce, non voglio questi
orribili peli, toglietemi questo coso in mezzo alle gambe che non
serve a nulla.

E invece... a volte il percorso, anzi, spesse volte il
percorso non è lineare e non è facile da spiegare anche perché
ciascuna l'ha vissuto in modo differente.

Nel mio caso devi considerare questo aspetto
fondamentale: per me essere maschio o femmina era indifferente,
non ci vedevo quella differenza. Giocavo ai robot, ma anche alle
Barbie quando andavo a casa di qualche bambina. Guardavo Mazinga,
ma anche Lady Oscar e Candy Candy. Sognavo di diventare
astronauta, ma anche guardavo con aria sognante foto di mamme in
dolce attesa che sferruzzavano il corredino (e avevo voluto che
mia madre mi insegnasse a lavorare a maglia e uncinetto).

Era come se io pensassi che essere maschio fosse una cosa
temporanea, sì, vabbe', sono maschio come essere "ladro" in
questo turno di gioco, nel prossimo sarò "guardia" e tutto andrà
meglio. O, ancora meglio, era come se pensassi che mi è capitato
questo giro, pazienza, vedo di farmelo andare bene, come avere i
capelli rossi. E' come se tu ti fossi lamentato del tuo
astigmatismo. Con chi? A chi?

La questione attrazione è un po' spinosa e merita GRANDE
attenzione, perché è qui che mi sono inciampata per trent'anni.

Allora, Genova, anni 70, primi 80... scuola pubblica
elementare, maestra "vecchio stile", forse persino dell'epoca del
fascio, sulla via della pensione. E' stata bravissima, ci ha
insegnato tante cose, ma, ovviamente, lo stile era quello antico:
casa, patria e famiglia. Nessuno spazio per il diverso, questo
per dirti il contesto in cui ero: maschi grembiule nero fiocco
azzurro, femmine gonna e grembiule bianco, fiocco nero.

Il maschio diventerà uomo e padre di famiglia, la femmina
tendenzialmente in casa a fare la maglia. Il maschio deve
rispettare la femmina, sceglierne una per moglie di fronte a Dio
ed esserle fedele per sempre.

OK, a me sono sempre piaciute le regole, tutto era
chiaro, tendenzialmente _avrei preferito_ l'altro ruolo, ma
vabbè, vediamo di farci andare bene anche questo. Quindi DOVEVO
provare attrazione per i grembiuli bianchi. OK, anche questa è
una regola? Va bene, seguo le regole. Io ero una persona già
tranquilla, non volevo andare contro al sistema, che fossi un
grembiule nero era chiaro, c'era il pipino... quindi va bene,
proverò attrazione per i bianchi.

La mia maestra, poi, era molto abile nel presentare la
vita matrimoniale stile libro cuore; non c'era spazio per il
sesso, il sesso era solo per la riproduzione, le femmine erano
candidi angioletti e noi maschi dovevamo ringraziare che Dio
avesse fatto Eva per tenerci compagnia. Si parlava tanto di Maria
e poco di Maddalena: la donna perduta era, essenzialmente,
perduta; l'onore del maschio aveva l'equivalente nella purezza di
giglio femminile.

Era un mondo che, per quanto leggermente bigotto, aveva
il pregio di essere prevedibile, schematico, sicuro. Andai agli
scout; anche lì, in altra salsa, si ripeteva la stessa cosa (gli
scout erano cattolici). Ma cominciava ad esserci una _leggera_
discrepanza.

Gli scout erano anche sporchi, facevano giochi di squadra
in cui c'era una componente fisica che io proprio non riuscivo a
mettere, camminare con lo zaino mi piaceva, ma rotolarsi per
terra per prendere un fazzoletto dalla cintura dell'avversario
no, proprio no. E... cominciava ad esserci un problema.

Non era così _automatico_ il matrimonio. Non è che
magicamente un adulto metteva un grembiule bianco e nero assieme
e diceva "be', sposatevi". C'erano delle _differenze_ (eccome!)
nei ruoli. I neri dovevano _competere_ per i grembiuli bianchi,
dovevano _conquistare_ la donna amata, c'era una fase,
misteriosa, chiamata _corteggiamento_ (tacchinare era il verbo in
uso negli anni 80...).

Apparentemente c'era spazio per tutti: se Madre Natura fa
50 grembiuli bianchi per 50 grembiuli neri alla fine tutti si
accoppiano (l'idea di omosessualità non c'era ancora in me)...
invece sembrava il gioco dei quattro cantoni: quattro sedie e
cinque persone, uno rimane sempre in piedi... chi poi? Ovviamente
io.

Essere grembiule nero aveva delle implicazioni nel
carattere, _comportamento_, stile di vita che man mano che andavo
verso la pubertà diventavano chiaramente non adatte a me. Ma non
demordevo; ero comunque uno "scienziato", per me Piero Angela un
santone, l'enciclopedia Medica Garzanti una bibbia che studiavo a
memoria, specie nel capitolo sesso e riproduzione dove c'era una
frase che avevo imparato, oramai, a memoria. Era fatta a domande
e risposte:

"D. E' possibile cambiare sesso?

R. No, malgrado tante riviste affermino il contrario."

e poi c'era un'altra domanda fondamentale:

"D. Come si fa per quelli che non accettano il proprio
sesso?

R. Eventualmente tutti quanti si adattano al loro sesso
raggiunta la maturità."

Insomma, avevo firmato un contratto a senso unico prima
di entrare nell'utero della mamma. Sesso maschile: da qui fino
alla morte. Accettalo. Mi ricordo come fossi adesso il dubbio che
mi venne in mente leggendo quella frase: "e per chi non si adatta
al proprio sesso, che succede?".

L'altra campana erano ovviamente le riviste familiari
tipo "Gente", "Oggi"... non c'era mica google! Lì, ogni tanto,
c'era qualche reportage su uomini che andavano a Casablanca e
tornavano donne... c'era qualche foto ma il problema era che
erano foto di donne tipo ballerine brasiliane, in bikini
striminziti, non era la foto di una trans che andava a Casablanca
e tornava a fare i tortellini per il marito. L'avrei firmato
subito quel contratto! No, diventare trans era diventare
quasi sempre prostituta, ballerina equivoca, o, nel migliore dei
casi, entraineuse in un night per distinti signori attratti
dall'equivoco, cosa c'è là sottto?

La regina di questo equivoco era ovviamente Eva Robin's a
cui si dava molto spazio all'epoca. Bella, affascinante ma... con
ancora il Robin... l'uccellino.

Però era sempre qualcosa di "diverso", ben oltre l'idea
del giglio bianco della mia maestra delle elementari; sembrava
che o grembiule bianco nascevi o potevi solo scimmiottare il
grembiule bianco ma in realtà rimanendo, dentro di te, e per gli
altri, irrevocabilmente maschio. IL trans, non LA trans. Il
travesta, il viados con quel termine un po' esotico ma che
lasciava intendere sporcizia, squallore, malattia (era il tempo
dell'AIDS); al massimo guardato con simpatica empatica (ma
doveroso distacco) dai tuoi amici maschi di un tempo nelle
canzoni, come nei Pooh: "Pierre ti ho rivisto questa sera e tu
... Pierre sono grande e ho capito sai / io ti rispetto resta
quel che sei... sotto il trucco gli occhi sono i tuoi, non ti
arrendi ad un corpo che non vuoi", o anche Paolo Maledetto del
Banco: "Paolo maledetto, ma perché non l'hai detto? / quel tuo
sorriso d'aprile..."

No, grazie, non so... non mi sembrava per me quel tipo di
compassione; se non potevo esser donna intera allora le
imitazioni non facevano per me. Non è infrequente per noi trans
sviluppare una transfobia interna per allontanarci dal desiderio
di transitare. A volte a Genova vedevo dei "travestiti", una
volta sul treno, quello sguardo strano, combinazione strana di
trucco e fisionomia maschile, il linguaggio più becero e bigotto
internalizzato come per dire: "non diventerò mai così". E invece
il contrappasso di Dante...

Le cose si complicarono, di molto, verso i 12 anni quando
per qualche strano scherzo del destino cominciai a sviluppare il
seno e anche fianchi larghi, un viso non del tutto mascolino. Non
ci conoscevamo ancora ma questo come ben immaginerai non fu molto
ben visto dai miei compagni delle medie che mi presero in giro a
non finire e, diciamo, anche negli scout non trovai una migliore
accoglienza. Non proprio bullizzata, ma insomma, ti facevano
capire che non era molto accettata l'idea di un maschio con il
seno.

E allora, chi ero? Non era facile da dire. Lì sotto era
inequivocabilmente maschio e, diciamolo, funzionante, fin troppo
per i miei gusti nel senso che "lui" era chiaramente
eterosessuale, se vedeva un corpo femminile... faceva capire che
apprezzava. Il problema era che si eccitava anche guardando _me_.
Non ti tedierò con discussioni pseudo scientifiche di teorie, ti
basti sapere che una teoria piuttosto screditata, attualmente,
divide le trans in autoginefile e non; autoginefile sono quelle
che sono attratte dalle donne e dall'immagine di loro stesse come
donna; le altre invece sono attratte dagli uomini "come" una
donna etero (il come è tra virgolette perché io non sono convinta
di questo, ma divagherei troppo).

Io, dunque, ero autoginefila? All'epoca, 1986, il termine
di certo non era di uso comune, comunque sì, se vogliamo
etichettarmi la mia prima fase fu così. Ma non era così semplice.
Perché io comunque sotto tutto ero... ero convintO, al maschile,
di essere uomo, di avere un mio posto nella società come
grembiule nero, di dover far famiglia e fare il papà. Gli
insegnamenti della mia maestra erano radicati in me. Anche se il
ruolo non mi piaceva lì sotto c'era un pene, cambiare sesso non
si poteva (credevo all'enciclopedia Garzanti), e quindi relegavo
tutte queste fantasie ai miei solitari pomeriggi in casa quando
vivevo come ragazza per qualche ora prima che mamma tornasse a
casa.

Il problema era quel travestito che avevo visto in treno,
quelle trans che vedevo nei rotocalchi, davano l'idea di una vita
che NON VOLEVO, se da qualche parte ci fosse stata la trans con
grembiulino che scodella marmocchi e lasagne (non necessariamente
in quest'ordine) l'avrei presa subito, perché era ciò che
desideravo, ma no, non quadrava il resto, io volevo una vita
"normale" e essere trans non lo era. Punto.

La questione essere attratta dai maschi, be'... qui è
molto complessa la cosa. Io ero, e rimango, di formazione
cattolica; per me il matrimonio è comunque legato alla
riproduzione, non che sia necessaria, sono favorevole alla
contraccezione, ma per esempio all'aborto... ni, cioè, sì ma con
distinguo. Non è da prendere alla leggera.

Se quindi per me il matrimonio era legato alla
riproduzione e il corteggiamento era finalizzato ad un
matrimonio... ecco che io NON POTEVO andare con i maschi, sarei
stata semplicemente un gay, perché anche eventualmente con la
famosa operazione a Casablanca sarei comunque stata un maschio,
irrimediabilmente.

Non concepivo l'idea di un sesso occasionale, di un
corteggiamento così, giusto per prova, di pomiciate senza scopo
su una panchina. Io mi "innamoravo" di ragazze, anche tante, ma
solo perché era l'unico modo per arrivare ad un matrimonio, non
è che le ragazze mi piacessero particolarmente, era solo "lui"
che comandava, vedeva un bel corpo, la mente razionale lo
invidiava, avrei voluto essere così, la parte sessuale
riproduttiva aveva gli "istinti" al posto giusto, voleva entrare
in quel corpo per depositarvi gli spermatozoi.

Era proprio un caos e io stessa non ci capivo proprio
nulla, mi lasciavo trasportare dalle emozioni del momento; tu
all'epoca interpretavi (e come potevi fare diversamente? non
sapevi cosa c'era sotto!) questo mio comportamento come
"farfallone", come uno che non si decide, un giorno mi piace
Sonia, un giorno mi piace Silvia, eccetera.

Non è proprio così semplice. Io Silvia, Sonia, Simona le
consideravo prima di tutto amiche, andavo a casa loro, parlavamo,
le invidiavo, anche, per la loro possibilità di essere femminili
(mentre io dovevo esserlo nel chiuso di casa mia, con vergona e
sensi di colpa). Il problema nasceva quando poi "sentivo" la
spinta sessuale, il grembiule nero doveva andare al grembiule
bianco... "dovevo" fare quella parte, se volevo avere una
famiglia "normale".

Tu vedevi la parte "Lino erotico", ma c'era la parte
Lino-Marina amica che era nascosta, ma presente; per quello
sembrava che mi innamorassi di tante, perché l'amicizia non è
monogama, di ciascuna prendevo dei particolari interessanti: con
Simona parlavo bene di musica e di vita varia, con Silvia di
libri e ricette, eccetera.

Quanto al sesso, sì, c'era la "tensione" sessuale, ma era
onestamente incanalata verso un rapporto platonico che poi,
eventualmente, sarebbe diventato sessuale; malgrado tutto ero
comunque di stampo cattolico, il sesso si fa per i bimbi o,
comunque, all'interno di una cornice di relazione monogama
stabile.

Poi ho tutte le fantasie più depravate (sono una donna,
ricordalo, e noi donne lo facciamo più che altro con la testa) ma
con mio marito, non con il primo che passa. Siccome donna nel
corpo non potevo essere mi limitavo alle fantasie dalla mia
parte, ma sempre con l'idea di farle con "quella giusta".

quindi era chiaro che io non potessi concepire l'idea di
transitare; a parte che a Genova, negli anni 80, non avrei saputo
cosa e dove andare, il problema era che non volevo perché NON
VOLEVO diventare QUEL genere di trans, io volevo una famiglia
normale, ripeto, e l'unico modo per avere una famiglia normale (o
tentarci) era stringere i denti e fare Lino.

(fine prima parte)

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LorenaTizianaV
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Re: il mio coming out (prima parte)

Messaggio da LorenaTizianaV »

Ciao Marina. Per dare la giusta attenzione al tuo racconto, mi ci vorrà tempo perché vorrei rileggerlo attentamente.
Voglio intanto completarmi con te per come scrivi.
Lorena

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Ely80
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Re: il mio coming out (prima parte)

Messaggio da Ely80 »

Ho letto tutto riconoscendomi in moltissime delle cose che hai descritto, non nascondo che mi è scesa anche qualche lacrima perché so bene di cosa parli, conosco quelle sensazioni e la frustrazione che si vive.
Anche io voglio rileggere questo tuo bellissimo post con maggiore calma, perché mi ha davvero colpita al cuore
"...Elena...anche quando tutto il mondo non riesce a vedermi... "

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Re: il mio coming out (prima parte)

Messaggio da Steffi Ritzka »

Ciao Marina
Ho letto il tuo racconto tutto d'un fiato l'ho riletto ancora perché è talmente bello e talmente struggente, da meritare una rilettura un po' più attenta. Ho qualche anno più di te, ma mi sono rivista in tutte le cose che hai descritto nelle fasi della tua crescita come persona, dai dubbi a scuola generati dal confronto con i coetanei che proprio non collima... dubbi che poi si sono trasformati in drammi psicologici crescendo e passando dall' adolescenza, terribile, alla soglia dei vent'anni quando ancora non avevo nessuna esperienza di relazione. Il continuo a mettermi alla prova per cercare di provare a me stessa che in fondo ero normale e che probabilmente avrai trovato la mia strada, quella che tutti si aspettavano da me, che io temevo perché proprio non riuscivo a capire come si potesse fare... Eppure ero nato maschio e dentro di me doveva pur Esserci qualcosa che mi avrebbe aiutato ad essere quello che avrei dovuto, o meglio, quello che il mio destino di nascita mi aveva riservato. C'erano momenti, giorni, che tutto Mi sembrava più chiaro è che prima o poi sarei potuta uscire da questa situazione inconfessabile, E allora cercavo negli occhi, nei gesti, negli atteggiamenti di chi mi stava intorno qualcosa che potesse dar.emi la prova che non ero la sola persona infelice sulla faccia della terra oppure un pessimo scherzo della natura come mi definivo all'epoca... Ma come hai detto tu Google era ancora lontano e tutto ciò che aveva a che fare con la diversità era sporco, nel letto e sicuramente da evitare....
Il Presagio di un futuro incerto fatto di solitudine disperazione ed infelicità. Oggi con 56 primavere addosso ho acquisito consapevolezza e accettazione per ciò che sono, e riguardo indietro a ciò che ero con tristezza, Se solo avessi potuto condividere con qualcuno nei momenti determinanti probabilmente avrei sofferto meno... Ma questo era il nostro tempo... Saranno più fortunate le nuove generazioni che potranno contare su mezzi di comunicazione che aiutano la condivisione e la comprensione... Grazie per aver condiviso con noi questa parte di racconto, sapere di non essere soli aiuta a vivere.
Elle s'en fout, elle balance son cul avec indolence.
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Elle s'en balance de savoir ce que les autres pensent...

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Re: il mio coming out (prima parte)

Messaggio da Marinatravoi »

Ciao Marina, mia omonima, racconto molto toccante il tuo...immagino come ti sentissi allora, anche se io non ho mai sentito la necessità vitale di essere donna a tutti gli effetti, tuttavia mi riconosco nel discorso autoginefilia e in ogni caso capisco i dubbi che ti hanno tormentato soprattutto in età giovanile...da un lato il desiderio di farti una famiglia e avere una vita '" normale", di contro una natura fisica che non sentivi tua poco si conciiava alla realizzazione di tale aspirazione.
Grazie anche da parte mia per la condivisione di questi tuoi sofferti vissuti.
Ultima modifica di Marinatravoi il venerdì 15 aprile 2022, 23:21, modificato 1 volta in totale.
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Re: il mio coming out (prima parte)

Messaggio da Anna »

Marina ciao, intanto queste poche righe in segno di rispetto per il tanto che sale alla mente leggendoti. In ordine sparso e senza pretesa alcuna di esaustività: profonda consapevolezza, lucidità e capacità di analisi; frantumazione sistematica di ogni ipocrisia inganno e autoinganno, tutto viene alla luce e tutto si schiarisce sotto l’incedere della tua narrazione; tralascio i complimenti sulla qualità della scrittura, è tanta, ma la potenza dei contenuti la rende quasi una quinta.
Come scritto anche dalle altre voglio tornarci, con calma, con l’attenzione e la cura che si devono alle cose importanti.
Un abbraccio.

Anna.
E Anna verrà
Col suo modo di guardarci dentro
Di sorridere di questa libertà

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Re: il mio coming out (prima parte)

Messaggio da marinamtf »

grazie a tutte delle belle parole, giusto per correttezza copio la risposta del mio amico
così potete vedere che è un amico vero, non è una lettera a un amico immaginario
(certo avrei potuto inventare anche la sua risposta, ma non arrivo a tanto...)

E, prima di complimentarmi con me della scrittura, sappiate che secondo me la scrittura
è un'arma a doppio taglio; in un certo senso so di scrivere bene (modesta! : Smile : ) ma
nello stesso tempo so che questo mi taglia fuori a volte dalle conversazioni perché uso
la mia capacità di analisi nella vita di tutti i giorni e non a tutti piace... : Rolleyes :

e poi, se volete, c'è la parte due...


Ciao,
piccolo inciso: o che bello! Si esce per un momento dal flusso delle chat e si torna ad un testo articolato che va letto!
Ti scrivo dal telefono, ma vabbè :-)

Di molte cose avevamo già parlato negli anni, non mi sono nuove.

Siamo anche arrivati al momento che avevi ipotizzato, se non ricordo male, a suo tempo per riprendere la questione: i ragazzi sono cresciuti e meno "esposti" ad un possibile trauma.

Purtroppo sono temi per me alieni, posso solo adeguarmi e prendere atto.
Mi ci vorrà un poco, poi Lino sarà Marina anche per me.

La cosa potrebbe avere risvolti positivi, un'amica con cui parlare in effetti mi manca da molto.
Troppo.

Purtroppo pur trovando le donne esseri interessanti, trovo conversare con loro nella quasi totalità delle volte fastidioso ed inconcludente.
Se poi ci aggiungi la cancel culture che coita col politically correct degli ultimi tempi, capirai la mia disillusione.
Che non è rassegnazione totale, qui la fortuna di avere la memoria corta torna utile, spero sempre di essere sorpreso un giorno.

Cosa c'entra dirai tu.
C'entra, c'entra.
Eccome.
Il mio assunto è che siamo esseri umani, e su quel piano vorrei comunicare ma gli stereotipi di genere hanno la meglio e ci si perde in stupidi minuetti....

Vabbè.

Aspetto con ansia la parte 2 :-)


Il tuo misantropo sereno di nordest.

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Re: il mio coming out (prima parte)

Messaggio da stefania007 »

Complimenti Marina per il tuo racconto. Non posso dire bello perche' non concordo con la Famiglia Normale....Qual'e' la Famiglia Normale nel 2022??? per me
Famiglia e' Amore e tante altre belle cose non associate alla direzione sessuale o al sesso in se stesso..!!! LGBTQIA+ , e' brutto dirlo ma l'Italia e la Chiesa sono Omofobi e questo e' Male perche' la persona non si giudica dal Sesso o dall'orientamento Sessuale.
Comunque Complimenti


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Re: il mio coming out (prima parte)

Messaggio da Evatravbg »

Ciao son nuova del sito e sono anche un pò in imbarazzo a parlare, ho letto diverse discussioni e soprattutto in questa mi ci trovo poco... Sono sensazioni che io non ho provato e non credo proverò mai,
Ma... Non è importante... L'importante è star bene con se stesse, ognuna di noi ha il suo vissuto e i propri traguardi da raggiungere.
Qualsiasi percorso comporta sacrifici piccoli grandi o grandissimi ma se serve per essere felici bisogna farli... Sembra che il tuo amico sia un amico vero che ti supporti e poi ci son siti come questo dove si trovano delle persone che comprendono e anche qua si trova aiuto. È chiaro che fuori la storia è diversa e anche se i tempi son cambiati l'ignoranza esiste ancora in diverse persone ma chissà può sempre migliorare.

Forse sono andata leggermente fuori tema
Scusate...
Ciao
Un bacione Eva

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Roby_60
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Re: il mio coming out (prima parte)

Messaggio da Roby_60 »

Da giorni che cerco le parole "giuste" per descrivere quali "sentimenti" Tu abbia generato.
Se le parole fossero grembiulini non ne avrei né di bianchi né di neri.
Anzi, di nessun colore ne ho.
Grazie.
Con affetto
R.
"Si può essere tutto quello che si vuole, basta trasformarsi in tutto ciò che si pensa di poter essere" Freddy Mercury
Ma sarà vero? Roby_60

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