il mio coming out (seconda parte)

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marinamtf
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il mio coming out (seconda parte)

Messaggio da marinamtf »

la seconda parte è arrivata.
Ma attento, stiamo per rimestare nel compost.

Turati il naso, pian piano entreremo nella dark side.

Perché lo faccio ora? Perché ho bisogno di liberarmi della dark side di Lino,
ci sono demoni profondi, là sotto, sono riuscita a uscirne fuori relativamente
indenne, ma il viaggio sarà intenso.

grazie dell'ascolto
tu mi dirai, probabilmente: ma da dove veniva questa
voglia di essere donna? E' impossibile che io non me ne sia mai
accorto. Secondariamente potresti anche dirmi che il mio non
voler transitare perché non avrei dato un figlio ad un maschio
era un motivo poco valido, visto che ci sono tante donne sterili.

Rispondo alle due questioni in breve: per la prima posso
dire semplicemente che il mio essere donna lo nascondevo bene
perché ne avevo vergogna. Mi _piaceva_ l'idea di essere donna, ma
nello stesso tempo mi _vergognavo_ e avrei voluto essere un
_ragazzo_ normale come te e Fabrizio. La questione fondamentale
era che comunque il mio corpo, nelle migliori interpretazioni, si
poteva assumere come androgino. Probabilmente non mi hai mai
vista in costume, anche perché io ero consapevole di questo e al
mare andavo poco, tendenzialmente con la scusa del sole e della
scottatura facile non mi toglievo la maglietta. Come forse avrai
notato non stavo a torso nudo neppure in Friuli quando venivo a
trovarti con 35 gradi in agosto, e tutto questo sia per
nascondere il seno, sia i pochi peli (sul petto cominciarono a
venire intorno ai 25 anni), sia i fianchi larghi e, diciamo, la
muscolatura, malgrado un po' di palestra, decisamente scarsa. Nel
mio caso, quindi, il sentirmi donna era costantemente,
visivamente, davanti ai miei occhi ogni volta che facevo il
bagno. Certo, c'era un organo genitale maschile, complicava il
tutto, ma era solo quello che mi faceva andare verso Marte quando
tutto il resto del corpo diceva "Venere"? Chi ero veramente
_malgrado_ ciò che mi sentissi. A volte mi sentivo maschio e
odiavo quel corpo troppo femminile, molte volte mi sentivo
femmina e odiavo quel corpo troppo poco femminile. Se non potevo
cambiare i genitali, almeno avrei voluto un seno più grande, un
viso più femminile.

Se non potevo essere uomo del tutto, avrei volentieri
fatto la donna con un pene, come appunto Eva Robin's.

Ma cosa significava "donna con il pene"? Significava
soltanto squallore, prostituzione, attrice porno, o, nel migliore
dei casi, donna di spettacolo, cosa per me, introversa,
assolutamente fuori luogo.

La seconda cosa: sì, certo, ci sono donne sterili, ma
sono _donne_. Io davo molta importanza ai genitali, alle
mestruazioni, al femmineo. Una "finta" vagina non mi ispirava e,
diciamolo, non mi sentivo _così_ donna, mi sarei comunque sentita
un impostore, un falso, una banconota da 11€. Adesso la penso
molto diversamente, ma all'epoca ero schematica, bianco o nero,
fiocco rosa o azzurro, niet al diverso. Mi sarei messa
volontariamente in un campo di concentramento per diversi
(scherzi a parte, mi consideravo più malato che altro). C'era
PREPOTENTE il desiderio di normalità. Di essere come tutti gli
altri.

Dunque ecco che diciamo fra i 13 e i 17 anni vivo così,
un po' sognando, un po' Lino ma nei pomeriggi ragazza, avevo
imparato bene a truccarmi, vestirmi, certo, c'era l'aspetto
auto-erotico, ma con il tempo era sempre diventato meno
importante tanto da essere secondario.

Mi vestivo da ragazza (anzi, donna, perché usavo gli
abiti di mia madre che, sebbene giovane, non era ragazza!) e
stavo così l'intero pomeriggio, magari facendo le disequazoni o
traducendo Virgilio. Non ebbi mai il coraggio di uscire così
anche se, probabilmente, all'epoca non avrei dato scandalo, ma la
paura di una gogna pubblica era troppo forte e non lo feci mai.

Sapevo che sarebbe bastato che solo uno dei miei amici mi
vedesse in giro come ragazza che avrei avuto il marchio per tutta
la vita, a quel punto mi sarebbe rimasto solo il suicidio o il
trasferimento o la transizione completa (che però non volevo per
le ragioni che ti ho spiegato).

Quindi nascondevo e vivevo una doppia vita, tutto qui.
Nessuno sapeva, a parte il mio diario e... be', Padre Emilio.

E qui entriamo un po' nel difficile. Ma prima di parlare
di padre Emilio, che sarà forse un po' traumatico, ritorno un
attimo alla questione "cause" del mio sentirmi femminile. Ho
riletto prima e mi sono accorta che ho sviato la questione, cioè
ho detto perché mi nascondevo, ma non ho detto da cosa aveva
_origine_ il mio sentirmi donna.

Allora, una causa certamente prossima, come ti ho detto
prima, è stata la ginecomastia, ossia a 12 anni avere i seni un
po' cresciuti con tutto il contorno di imbarazzo, prese in giro,
vergogna ad andare al mare, ecc. Non erano "grandi" per una
femmina, ma abbastanza grandi per un maschio gracilino, con pochi
muscoli e tendenzialmente effeminato. Di solito ci sono uomini
con seni fatti di ciccia, ma sono in genere uomini sui 50 anni,
con un bel ventre rotondo. In me balzavano all'occhio
immediatamente. E poi comunque avevo fatto esami e controlli,
erano proprio seni, non ciccia, c'era la ghiandola, piccola,
sotto.

Ma anche prima della g. (come la chiamavo nel mio diario)
non è che Lino fosse totalmente al suo posto nei grembiuli neri
come ti ho detto. Non dirò che alle elementari dicevo a mia mamma
sono una femmina, perché non è vero, ma il disagio c'era ogni
volta che sentivo i miei amici parlare di calcio, giocare a
pallone, fare giochi fisici e stare con i "grembiuli bianchi" era
certamente più sicuro.

Nella letteratura si parla di cause pre­natali, sembra
che ci sia un'anomalia nello sviluppo del feto. Io non credo sia
il mio caso, io credo che sia una combinazione di fattori tra cui
il mio papà violento e sicuramente non un buon modello maschile,
mia mamma molto giovane che si è poi attaccata a me e, pur
lasciandomi spesso in casa da sola, mi faceva capire che io fossi
comunque il "suo ometto", colui (nella sua mente) che doveva
riscattare il suo matrimonio fallito. Forse è una combinazione di
fattori, non lo saprò mai. In ogni caso la g. fu la causa
scatenante del mio iniziare a travestirmi da femmina e a
fantasticare di cambiar sesso, questo è sicuro. Però la g. stessa
può essere causata dalla mente che voleva già prima cambiar
sesso, insomma, è complicato. Ti ho detto all'inizio che la
storia di una trans non è lineare e affonda le radici nello
sporco e nei propri demoni, la mia non è da meno.

Ma ora veniamo a Padre Emilio. P. Emilio era un frate
abbastanza avanti negli anni, grosso di stazza, da cui andavo
verso i 15 anni per aiutarlo a catalogare la biblioteca del
convento. Gli avevo venduto lo Spectrum, me l'aveva presentato un
amico di mia mamma. All'inizio tutto andava bene, passavo qualche
pomeriggio con lui, ordinavo le schede della biblioteca, c'erano
libri del 6-700, anche di pregio, non era male come "lavoro
volontario".

Poi cominciò a farmi qualche domanda personale, forse mi
vedeva un po' così, gracilino. Gli raccontavo che avevo pochi
amici, mi chiese delle ragazze, se ne avevo una, cose di questo
genere. Alla fine sembrò quasi un interrogatorio più intimo,
eravamo a tu per tu in questa biblioteca privata, soli. Poi, sai,
da cosa nasce cosa, mi chiede cose sessuali, se mi masturbo, cose
di questo genere. Non fu tutto in una volta, fu per gradi, io ci
andavo più o meno ogni settimana.

Io cominciai forse a fidarmi di lui e gli raccontai di
me, della g. dei travestimenti, sai, è comunque un prete... non
so. Lui sembrò molto comprensivo all'inizio, certo, la faccenda è
peccato, sì, ma era più peccato la masturbazione che il
travestimento che, quasi, lo considerava un'esplorazione
innocente. Però forse la cosa lo stuzzicò, non so come dire... ma
cominciò in quegli incontri a baciarmi, sì, baciarmi sulla bocca;
non faceva altro, questo no, forse mi abbracciava o mi palpava il
sedere, non ricordo, ma sicuramente mi baciava e ci provava
gusto, oserei dire.

Mi baciava perché sapeva che io volevo essere ragazza e
mi considerava tale? Non lo so, non so se voleva baciare Lino o
Marina, in ogni caso mi baciava. Io non sapevo bene che fare,
scostarmi? Dire tutto a mia madre? Non so. Non dicevo nulla e ci
ritornavo tutte le settimane pur sapendo che sarebbe successo. A
volte c'è questa cosa stranissima: ti affezioni al tuo
"abusante". Non mi piaceva essere baciata da un vecchio... ma
neppure... era proprio schifoso, cioè, chiudevo gli occhi, gli
lasciavo campo libero. Io non avevo mai baciato prima, ma
sicuramente IO non ero Lino in quei momenti; non ero gay, questo
no. Forse ero proprio una ragazza eterosessuale? Aiuto, che caos!

In ogni caso questi incontri non durarono molto, circa
due mesi da maggio a giugno 1988, quando eravamo in seconda
liceo. Ma sicuramente mi segnarono, perché nell'estate e autunno
successivi io passai molto molto tempo come ragazza in casa e fu
più forte il desiderio di cambio. Forse perché avevo visto che,
come ragazza, attiravo i maschi mentre come Lino, diciamo, non
"battevo chiodo"? Per arrivare a baciare una ragazza dovetti poi
aspettare circa cinque anni...

E però c'era sempre l'imperativo morale; no, non ero
ragazza, ero un maschio, malgrado Padre Emilio io rimanevo di
principi religiosi, ancora adesso (morì l'anno successivo), non
riesco a provare rancore per lui. Bo', si sarà sentito solo, che
ti posso dire? La cronaca è purtroppo piena di queste cose, c'ero
capitata.

Ecco, queste sono le direttrici fondamentali di quei 4
anni della mia adolescenza:

= voglia di esser donna ma imperativo morale di fare Lino
e metter su famiglia

= travestimenti e sensi di colpa

= attrazione amicale verso le ragazze e confusione fra
avere un'amica e avere quella stessa amica come ragazza, voler
fare la parte di maschio etero però con amicizia femminile

= pochissimi amici maschi (forse solo te) ma
impossibilità di avere una qualsivoglia attrazione perché
comunque non mi sentivo (né sento tuttora) gay.

In rare occasioni, ma più avanti negli anni, mi è venuta
in mente questa curiosità: io sono stata molto più fedele ai
maschi che alle femmine. Intendiamoci: IO NON HO MAI TRADITO
NESSUNA RAGAZZA, cioè una volta entrata nella relazione NON HO
MAI MESSO LE CORNA, ma, prima della relazione, be', sì, potevo
innamorarmi di due o tre ragazze contemporaneamente, proprio
perché ero più che altro amica.

Con i maschi mai. Sono stata molto più fedele, nella mia
vita ho avuto Edoardo alle medie, poi te fino all'università e
poi... be', tu te ne sei andato in Friuli... ma questo è un
altro, grosso capitolo che farò un'altra volta.

Diciamo che, sì, come donna sarei stata molto monogama
e... diciamo, sceglievo gli amici maschi più come possibili
mariti che come amici sebbene ciò non lo ammettessi consciamente;
da qualche parte c'era l'attrazione, ma non poteva esprimersi,
perché, come ti ho detto, io sono eterosessuale, per me un pene
rimarrà sempre un pene, anche invertito per fare un buco.

Anche adesso che sono avanti negli anni, che non potrei
dare un figlio neppure se volessi, sarei quasi in menopausa, ecco
che comunque sento questa transfobia interna, questo sentirmi
Marina ma sapere che non lo _sono_ come le altre Marine
"normali": questo accettarmi così come sono (perché le
alternative le ho già esplorate tutte e non portano a risultati,
ma di questo parlerò dopo) diventa un profumo di donna che solo
io sento e che però mi basta per vivere; diventa un "ritorno a
casa", un accettare quel Lino spaventato e sofferente di 35 anni
fa che non sapeva come fare e che, dopo i 17 anni, mise, se così
posso dire, il reggiseno al chiodo, chiuse quei sogni... c'è una
frase nel mio diario intorno a settembre 1989 che è
significativa in cui scrivo:

"L'anno scorso stavo per delle ore vestito (o vestita?
spero, Dio non voglia, che questo dubbio diventasse lecito
porselo)"

Avevo paura di esprimermi al femminile, diventava tabù,
anche da donna ero vestitO, non vestitA, ma speravo che questo
dubbio potesse diventare realtà, prima o poi.

E poi... a 17 anni, tutto si chiuse, almeno per quattro
anni, fino al 1994. Ma perché? Perché Lino abbandonò persino
le fantasie di essere donna? Perché si decise (così gli parve!)
di essere Lino?

Per il campeggio lupetti/coccinelle di Arzeno (Chiavari)
tra il 13 e il 22 luglio 1990. Tu ne sai già qualcosa, vero? Ti
ci portai anche, l'anno dopo, in una gita. Ma non sai tutto e
sarà oggetto della mia terza parte.

(fine seconda parte)
Ultima modifica di marinamtf il venerdì 22 aprile 2022, 22:03, modificato 1 volta in totale.

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Re: il mio coming out (seconda parte)

Messaggio da LorenaTizianaV »

Ciao Marina. Grazie per questa seconda parte del tuo vissuto.
Ho sempre pensato di aver avuto una vita (infanzia, adolescenza, ecc.) tormentata e pesantemente influenzata da quello che mi sento interiormente, ma in confronto a quanto scrivi, mi sembra poca cosa.
Riconosco molti parallelismi che ci possono aver condizionato nei ragionamenti e nelle scelte. Anche se poi per ognuna di noi possiamo essere sfociati in risultati differenti. Se all'epoca ci fosse stata la possibilità di condividere più informazioni o scriverne è parlarne in un forum come questo; magari non avrebbe risolto i problemi. Avrebbe certamente reso tutto un po' più chiaro e magari alleggerito il "peso sulle spalle".
Ti sono vicina nel tuo percorso.
Lorena

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Re: il mio coming out (seconda parte)

Messaggio da Roby_60 »

Grazie
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Ma sarà vero? Roby_60

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Re: il mio coming out (seconda parte)

Messaggio da sylvix »

è interessante il ruolo del frate.
virgliano, guida e poeta del gesto.
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Re: il mio coming out (seconda parte)

Messaggio da Io, (e) Giulia »

Ciao Marina,
da quando sei presente nel forum ho letto tutto quello che hai scritto e, stranamente, mi sono mancate le parole.
Tante parole che avrei voluto dirti per farti capire che non sei sola, che mi dispiace quanto, i tormenti, abbiano avvilito la Tua vita, che devi sperare ma, soprattutto, devi continuare il percorso che, spero, Ti porterà, almeno, a quella serenità interiore che, sicuramente, meriti di vivere.
Siamo molto diverse, per percorsi, per desideri, per necessità, per dolori provati e per aspettative ........ ma, entrambe, siamo approdate in questo porto, forse, per quella necessità di raccontarci, di apertura, di condivisione e per quel desiderio di alleggerire quei pesi dalle nostre spalle, anche, semplicemente, avendo, finalmente, la possibilità di raccontarci.
Questo non significa che paragono i Tuoi problemi a quelli miei che sono, sicuramente, infinitesimali rispetto ai Tuoi.
Penso di aver capito perché mi sono mancate le parole: il tuo tormentato percorso di vita, è doloroso.....molto doloroso: ed è questo dolore, che mi hai fatto provare, che mi ha bloccata.
Adesso, è proprio questo, che ti offro: il mio dolore, nella speranza, che facendolo anche, parzialmente, mio, possa alleggerire, almeno un pizzico, quello Tuo.
Giulia....diversa da Te....ma vicina.

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Re: il mio coming out (seconda parte)

Messaggio da Ely80 »

Avevo letto con interesse e commozione la prima parte e aspettavo di leggere la seconda, che non poteva che confermare le stesse sensazioni avute con la prima, tante cose che ancora una volta tornano prepotenti a ricordarmi situazioni simili nel mio passato e che ora rileggo nella tua storia, ancora una volta con un brivido lungo la schiena, per quanto questo sentire possa accomunare così tante di noi. Che dire..se non ringraziarti per questa profonda condivisione, aspettando, se ci sarà come immagino, la terza parte.

Un abbraccio grande

Ely
"...Elena...anche quando tutto il mondo non riesce a vedermi... "

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Re: il mio coming out (seconda parte)

Messaggio da marinamtf »

grazie delle belle parole, come sempre.

La terza parte l'ho postata adesso, Non è stato semplice per me scriverla per il mio amico e non è stata semplice la mia decisione di renderla pubblica qui. Ma lo faccio, sono cose che forse qualcuna di voi ha provato e comunque è un viaggio, io credo, meritevole di esser raccontato.

Anche se doloroso

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